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lunedì 24 settembre 2018

Tris di Canederli con pane nero




Mettetevi comodi. Oggi vi porto in montagna. Ad una festa. Ma non dovrete mettervi in ghingheri o mettere gli scarponi. Mettetevi comodi, leggete, e immaginate....

Oggi vi porto alla Festa de Lo Pan Ner. Il pane nero, che si tiene in alcune valli del nord d'Italia nelle giornate del 13 e 14 ottobre e vi portero' in Valle d'Aosta. Perchè proprio qui?
Perchè AIFB, in occasione di questa festa, ha indetto un contest rivolto a tutte le associate, che per partecipare dovranno preparare una ricetta inedita che ha come ingrediente principale il pane nero.
La vincitrice, sarà ospite in uno dei comuni presso i quali si svolgerà l'evento, e sarà coinvolta attivamente nelle varie fasi della festa, e visitare il Marchè au Fort nel borgo medievale di Bard.

Già lo scorso anno ho avuto la fortuna di essere ospite in un bellissimo B&B a Introd, un delizioso paese in provincia di Aosta, e di assistere all'accensione del forno del paese in occasione della festa de Lo Pan ner, documentata in questo mio racconto, che vi invito a guardare e leggere non tanto perchè l'ho scritto io, ma perchè sembra di tornare indietro nel tempo e come me, vedrete e scoprirete gesti e modi di vivere che nella vita frenetica cittadina si sono purtroppo persi.

Non tutti conoscono o consumano il pane nero, ma nelle nostre valli e anche nei paesini sperduti delle Alpi, è un pane che si mangiava e si mangia tutt'oggi, accompagnato da salumi, formaggi. minestre e zuppe che si preparava in grandi quantità, una sola volta all'anno, nell'unico forno del paese, per tutte le famiglie, e veniva "firmato" incidendo un simbolo di famiglia sulla sommità della pagnotta, per distinguerli gli uni dagli altri. Si accendeva il forno e si panificava per la collettività. Ed era una giornata di festa. Che mi hanno fatto rivivere le persone che ho conosciuto in quella occasione.
Ho seguito le varie fasi della preparazione dell'impasto, impastato qualche pagnotta, controllata la cottura, ho pranzato insieme a loro, bevuto vino rosso dalla stessa tazza sbeccata, venduto tutti i pani preparati, compresi quelli dolci, in un'atmosfera rilassata e amichevole, come se ci conoscessimo da tempo.

In questo forno a Introd, mi aveva colpito una frase scritta in Patois, incisa sul "contenitore" di legno, dove si impastavano rigorosamente a mano, gli ingredienti per fare il pane nero:

                 "Sensa pan e menti fei pa bon voyatze, lo bon pan làt lo flo de la chau
                  La farenna di dzallo feit pa de bon pan. Lo pan di mètre l'at sat croute"

Oggi pero' è diverso. Ormai viene piu' comodo acquistare il pane in panetteria, o se si panifica lo si fa nel forno di casa propria, ma solo in quantità necessaria per il fabbisogno familiare.

Mi sono talmente innamorata di questo posto, che avevo promesso che ci sarei ritornata. E cosi' è stato. In occasione del nostro anniversario di matrimonio, siamo andati Introd, nello stesso B&B, e mostrato i luoghi che avevo visitato. Mio marito è rimasto affascinato dal paesaggio valdostano. E dal momento che la Valtellina, dove ho trascorso fin da piccolissima le vacanze, la conosciamo come le nostre tasche....mi sa tanto che cambieremo valle per il nostro relax!

Perchè ho scelto di preparare questi canederli?
Primo, perchè amo la montagna. Fin da piccolissima, come ho già detto,  ho trascorso le mie vacanze in Valtellina, piu' precisamente a Teglio, che conosco ormai in ogni suo anfratto.
Ancora oggi ricordo quando da piccola, andavo con la mia amica Luciana, all'unico forno del paese, dove l'Angelina, vestita con un sottanone lungo, uno sciallle sulle spalle e un foulard in testa, preparava, cuoceva e vendeva il pane di segale. Scuro, profumato, appena sfornato o infilato tra le travi a seccare. Sento ancora il profumo di quel posto quando penso al pane di segale.
Secondo, perchè ho sposato un ampezzano D.O.C., che mi ha fatto conoscere la bontà di questi canederli. E siccome ero indecisa su quali preparare, ho deciso di fare un tris. In modo da farveli conoscere assieme. Anche perchè quando abbiamo amici ospiti, ci piace presentarli in questa trittica versione, perchè sono uno piu' buono dell'altro.
Quindi ecco qua, quelli con i salumi, da gustare o in brodo o con insalata, quelli al formaggio, e quelli verdi agli spinaci. E per la prima volta, anzichè usare il pane bianco, ho utilizzato il pane nero, che ha conferito ai canederli, un sapore rustico e ancora di piu' "montanaro"

Ecco la ricetta per preparare il pane nero:

PANE NERO DI SEGALE VALDOSTANO (n° 2 pani da circa 800 g cadauno), anche se io ne ho dimezzate le dosi, per non fare canederli in quantità industriali!

Ingredienti
Farina di segale integrale g 550 (io 275 g)
Farina di grano tenero tipo 0 g 250 (io 125 g)
Farina di grano tenero integrale g 200 (io 100 g)
Acqua g 650 (io 325)
Sale g 20 (io 10 g)
Lievito di birra fresco g 20 (o lievito di birra secco g 10)
(Con le mie dosi ho ottenuto in totale 750 g di cubetti, che dovrete dividere in tre parti da poter
utilizzare per i tre tipi di impasto)

per i canederli ai salumi (tot 8 pezzi):
250 g di pane
125 g di salumi (speck, salame, mortadella, in pezzi interi, ma se avete altri fondi  di salumi, vanno bene anche questi)
110 g di farina bianca
10 g di erba cipollina tagliata finemente
  2 uova
50ml di latte

per i canederli ai formaggi (tot. 8 pezzi):
250 g di pane
125 g di formaggio (Asiago e Latteria, Parmigiano Reggiano grattugiato)
110 g di farina bianca
  10 g di erba cipollina tagliata finemente
   2 uova
  50 ml di latte

per i canederli agli spinaci (tot 10 pezzi):
250 g di pane
125 g di formaggio ( Asiago, Latteria e Parmigiano Reggiano)
250 g di spinaci
110 g di farina bianca
10 g di erba cipollina tagliata finemente
  2 uova
 50 ml di latte

Brodo q.b.
burro q.b.
radicchio rosso di Treviso q,b,

Esecuzione
Mescolate le farine, sale e lievito. Aggiungete l'acqua e impastate fino ad ottenere un panetto liscio e leggermente morbido.
Lasciate lievitare coperto per 2 ore, o fino al raddoppio.
Preriscaldate il forno a 200°, infornatelo e fate cuocere per 50 minuti fino a quando si sarà formata una crosticina sulla superficie.
Tagliatelo a piccoli cubetti e lasciateli seccare fino al giorno successivo sulla leccarda del forno.


Tagliate i salumi e i formaggi in piccoli cubetti. Divideteli in tre ciotole differenti e
mescolateli con il pane e con gli altri ingredienti descritti per preparare i tre tipi di canederli

Bagnandovi le mani, prelevate una quantità di impasto e roteandolo tra le mani pressandolo leggermente, formate una sfera pari a poco meno di una pallina da tennis, che farete cuocere nel brodo bollente per 20 minuti (il brodo deve coprire completamente i canederli)
Potete utilizzare lo stesso brodo per tutti i tre tipi di canederli, cuocendo per primi quelli ai salumi, poi quelli ai formaggi e per ultimi quelli agli spinaci.


Servite i canederli ai salumi con il brodo

oppure con il radicchio tagliato sottile, quelli ai formaggi con il radicchio, e quelli agli spinaci con burro fuso e una spolverata di Parmigiano Reggiano.



Buon appetito!!

domenica 12 agosto 2018

Uova di quaglia e Cipolla d'Egitto caramellata con legumi e verdure



Nel caso vi trovaste a pronunciare "Ma che cipolla e cipolla d'Egitto!!", sappiate che non state dicendo una cosa cosi' per dire ma una verità!!
Si, perchè la cipolla d'Egitto esiste per davvero.

E' una piccola cipolla, ricca di vitamine e carotene, dissetante, nutriente, gustosa e digeribile, che di egiziano ha solo il nome, ma è ligure da oltre 500 anni.
La cipolla egiziana è stata reintrodotta negli ultimi decenni nell’estremo ponente ligure grazie alla passione e tenacia di alcuni agricoltori.Tanto piccolo quanto resistente, pensate che i bulbi vengono coltivati addirittura in Alaska, con temperature che si aggirano sui  -50 ° centrigradi!
Il suo nome “egiziana” non corrisponde assolutamente alle sue origini, ed è conosciuta in tutto il mondo come cipolla canadese, siberiana, altajana e ligure.
E’ una pianta xerofita, non necessita quindi di molta acqua. I piccoli bulbi ( grandi all’incirca come una moneta da 5 centesimi!), una volta piantati nel terreno ad almeno 50 cm di distanza l’uno dall’altro, non produrrà semi, ma germoglierà, dando origine a “propaguli” che potranno essere consumati o piantati a loro volta! Da qui, anche il nome di cipolla eterna.
Una delle sue particolarità è che può raggiungere anche l’altezza oltre un metro, e per questo viene chiamata anche cipolla albero, producendo un consistente numero di cipolle aeree nel corso degli anni.
Viene chiamata anche cipolla che cammina, questo perché essendo alta, il peso dello stelo e dei bulbilli la fa piegare su ste stessa arrivando anche a toccare il terreno. I bilbillo che toccano terra iniziano a radicare e a dare origine a nuove piantine.
La cipolla egiziana ha ben tre tipi di raccolto : i bulbi che sono stati piantati nel terreno, le foglie verdi che nascono dai bulbi piantati ed infine i bulbi aerei, che sarebbero poi “i frutti” che nascono dalle foglie!

Per questa ricetta, avendo a disposizione solo 5 piccoli bulbi, uno è stato "sacrificato" e interrato ho dovuto per forza fare una piccola monoporzione

Ingredienti
50 g di fagiolini verdi (cornetti), ceci, fagioli cannellini, carota. pomodorini ciliegia, Cipolla d'Egitto
basilico qualche foglia
3 uova di quaglia
zucchero q.b.
olio extra vergine d'olova q.b.

Esecuzione
Mettete in ammollo i fagioli cannellini per una notte. Scolateli e risciaquateli sotto l'acqua corrente. Versateli in una pentola di acqua fredda con qualche foglia di alloro e fate bollire per un'ora circa o fino a quando saranno teneri. Scolateli e metteteli da parte.
Usate lo stesso procedimento per i ceci.
Lavate i fagiolini verdi e metteteli a cuocere a vapore fino a quando saranno teneri. Tagliateli in due o tre parti (dipende dalla lunghezza)
Tagliate la carota a dadini e fatela cuocere a vapore.
Fate appassire brevemente la Cipolla d'Egitto con un filo di olio d'oliva e un cucchiaino di acqua e aggiungete un cucchiaino di zucchero e fatela caramellare.
Tagliate i pomodorini a cubetti.
Fate cuocere le uova di quaglia per 3/4 minuti, raffreddateli sotto l'acqua fredda e sgusciateli.
In una ciotola versate i legumi tagliati, conditeli con un filo di olio extravergine d0oliva
Su un piatto da portata appoggiate un coppapasta e inserite i legumi. Toglietelo. I legumi non staranno compattati ma si siederanno pero' in modo armonico. Appoggiate le uova e tutt'intorno i cubetti di pomodori e le cipolle caramellate. Qualche fogliolina di basilico.

“Questa ricetta partecipa al Contest MA CHE CIPOLLA D’EGITTO! 2018″









sabato 9 giugno 2018

Risotto con triglie, pistacchi e limone




Mtc ha cambiato veste. Si é rinnovato. Non piu' la sfida mensile alla quale si partecipava piu' o meno forsennatamente, con calma, con fantasia, con azzardo, con il coltello tra i denti, con entusiasmo, con "nonsalanscccc", ecc ecc ecc. postando man mano, dando cosi' la "possibilità" alle piu'.... "pigre", di curiosare e prendere spunto o scopiazzare tra le ricette che man mano spuntavano come funghi.
Ora si posta tutte alla stessa ora e lo stesso giorno. Suspanssssss fino all'ultimo momento. Nessuna sa cosa fa l'altra fino al giorno X. Come un compito in classe dove è proibito copiare. Ed era ora. Si. Mi piace questa nuova formula. Da un' atmosfera di sano mistero. Un po' come ad essere ad un concorso, ti danno un brano obbligatorio (gli "ingredienti") e poi tu ci metti del tuo, con la tua interpretazione, musicalità, bravura e diciamolo, anche una botta di culo, perchè a volte (e non solo a volte) dipende da molti fattori (chi c'è in commissione, come si è svegliato, con chi hai studiato, quanto sei spinto ecc....) la tua vincita o no. E non sempre vince il/la migliore. O a volte, se tutto è pulito, il livello è davvero talmente alto , da mettere in crisi la commissione.
Quindi, per la seconda tornata (perchè la prima, tra mille vicissitudini e problematiche varie mi è scivolata via come un'anguilla....) delle selezioni per l'ingresso nell' MTC S-Cool, si senza acca, alzata la MysTeryCloche, scoperti gli ingredienti obbligatori Fragole Riso Faraona Limone Pistacchio Triglia Caffè, ho deciso di provarci. Con lo spirito decoubertiano, "L'importante non è vincere ma partecipare", che ho sempre applicato anche nella vecchia versione Mtc, mi sono cimentata in un piatto semplicissimo, normalissimo, senza chissà quali effetti speciali per stupire a tutti i costi. Semplicemente buono e basta.
E ringrazio anche la mia amica Elena. Lei sa perchè. Anche lei semplicemente buona e basta.

Ingredienti
130 g riso Carnaroli
10 triglie ( o di piu' secondo i gusti)
pistacchi q.b.
1 limone
1 cipolla piccola
1 carota piccola
brodo vegetele
vino bianco q.b.

Esecuzione
Aprite le triglie e togliete le spine, aiutandovi con una pinzetta, ricavando cosi' dei filetti. In una padella antiaderente fate cuocere dalla parte della pelle (che ho lasciato per creare un effetto cromatico in fase di impiattamento), 5 triglie, con un filo di olio extra vergine d'oliva.
Sgusciate i pistacchi e tritateli grossolanamente con la lama del coltello.
Grattugiate la parte gialla della buccia di un limone.
Tagliate finemente la cipolla e a dadini la carota e fatele stufare con un filo di olio extravergine d'oliva. Aggiungete il riso, fatelo tostare, sfumate con vino bianco. Aggiungete il brodo, man mano che il riso lo assorbe.
Cinque minuti prima della fine della cottura del risotto, aggiungete i filetti delle 5 triglie rimaste, crude e senza pelle, tagliate a tocchetti, una parte di pistacchi e una parte della buccia di limone.
Mantecate bene con una noce di burro e impiattate secondo i vostri gusti, decorando con una spolverata di pistacchi e di limone.


e se volete presentarlo in occasione di un buffet.....



con questa ricetta partecipo a MysTeryCloche


giovedì 26 aprile 2018

Risotto con finocchio, pera e Taleggio


Ecco qua, una ricetta con un ingrediente molto importante per la nostra alimentazione: il riso.
Una volta raccolto a mano dalle mondine, che con la schiena china e le gambe in ammollo nell'acqua, intonando canti per alleviare la fatica, si guadagnavano da vivere.
Molte notizie le trovate dettagliate nel blog Ricette e racconti di riso di  Valentina Masotti, ideatrice insieme ad Aifb, del contest "E tu come lo mantechi".
Poche e semplici "regole" per realizzare questo piatto.
Come riso ho utilizzato un Superfino Baldo, derivato dall'incrocio dell'Arborio, tipico del novarese, vercellese e pavese, che ha la caratteristica di assorbire bene i condimenti, e di ottenere un risotto cremoso e ben amalgamato.
Il finocchio perchè conferisce dolcezza e freschezza al risultato finale.
Il Taleggio DOP, che con la sua cremosità e gusto amalgama bene tutti gli ingredienti.

(Le zone di produzione di questo formaggio sono la Lombardia (nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Pavia), il Piemonte (provincia di Novara), il Veneto (provincia di Treviso). La sua produzione nasce dall'esigenza degli abitanti della zona di conservare il latte prodotto in eccedenza. Inizialmente il formaggio così prodotto veniva chiamato “stracchino”, nome che per secoli in Lombardia ha contraddistinto, più che un determinato formaggio, in generale tutti i formaggi molli a forma quadrata. Il termine deriva dall'espressione dialettale "strach", che significa stanco, e si riferisce probabilmente alle condizioni delle mucche che giungevano in pianura dopo un lungo periodo estivo di permanenza in alpeggio.
Il nome Taleggio risale invece ai primi del Novecento, quando i casari della valle omonima sentirono la necessità di distinguere i loro formaggi da quelli provenienti da altre zone

E la pera?...per il detto "Al contadin non far sapere..." mi è venuto spontaneo aggiungerla sia nella fase finale della cottura, sia a cubetti come guarnizione.
E visto che "Il riso nasce nell'acqua e muore nel vino"....un bel e buon Barbera d'Asti DOCG ad accompagnare questo piatto.

Ingredienti per due persone
120 g riso Superfino Baldo
1/2 cipolla bianca
1 finocchio
1 pera
150 g di Taleggio DOP
Brodo qb
1 bicchiere vino rosso (io Barbera d'Asti DOCG)

per i cestini
Grana Padano qb

Esecuzione
Preparate i cestini di formaggio. In un padellino antiaderente mettete sul fondo la carta forno. Versate il Grana Padano grattugiato e livellate. Quando comincia a sciogliersi e imbiondire leggermente toglietelo e capovolgetelo su una tazza o stampini per dare la forma desiderata. Togliete delicatamente la carta e proseguite con lo stesso procedimento per gli altri cestini. (uno per commensale)
(io ho usato un padellino da 20 cm di diametro, ma sarebbe meglio leggermente piu' grande per poter dare una forma migliore ai cestini, che di solito mi riescono molto meglio rispetto a questi)

Tagliate finemente la cipolla e fatela appassire dolcemente con un goccio di olio extravergine d'oliva. Aggiungete il finocchio tagliato non molto finemente. (se volete che il finocchio rimanga piu "croccante", aggiungetelo qualche minuto prima della fine della cottura)
Aggiungete il riso e fatelo tostare per qualche minuto, mescolando sempre. Sfumate con il vino. Aggiungete il brodo caldo man mano che viene assorbito quello precedentemente aggiunto.
Cinque minuti prima della fine della cottura (all'incirca 15 minuti), aggiungete la pera tagliata a cubetti. A fine cottura, aggiungete il Taleggio e mescolate delicatamente.
Versate il risotto nei cestini preparati precedentemente decorando con qualche cubetto di pera cruda. (se avete la "barba" del finocchio. la parte verde in cima, per capirci. potete unirla al risotto o usarla come decorazione. I miei erano senza....)




con questa ricetta partecipo al contest

                                                     E tu come lo mantechi?

sabato 24 marzo 2018

Afternoon tea...very simply. And simply goodbye.


Questo mese per la sfida Mtc 71 andiamo tutti oltremanica...a Bath per la precisione. La vincitrice della precedente sfida, Valeria del blog Murzillo saporito, ci invita a preparare un afternoon tea in perfetto stile inglese.

Confesso che quando ho visto la ricetta, ho pensato di non partecipare. Per tanti motivi. Non che abbia nulla contro gli inglesi, il tea, la sfida o altro. Semplicemente no. 
Poi, mi sono "sforzata" e avendo saltato la precedente sfida, e dovendo7volendo rispettare un regolamento, mi sono ridotta all'ultimo, come potete vedere, a partecipare. Alla mia maniera, di corsa, senza preparazioni strabilianti. Già tanto che sono riuscita a fare tutto questo.
Non ho nemmeno il tempo e la testa e la voglia di scrivere altro. Per questo motivo vi invito a guardare le ricette delle altre sfidanti che hanno onorato con dovizia di particolari questo tema.

La mia preparazione prevede delle girelle di pasta brisè con pesto, prosciutto e Parmigiano Reggiano, panini integrali al latte con burro salato e marmellata di ciliegie fatta in casa da accompagnare con tea...già...quale tea? Sinceramente non lo so come si chiama. Lo ha comperato mio marito nell'ultima sua touneè in Oman. Posso solo dire che è affumicato e ha un sapore deciso. Come vedete, niente di esaltante.

E con questa sfida English style, saluto tutti e tutte. Mi prendo una pausa che non so quanto lunga sia. Dipende. Da tante cose. Ciao.....o forse.....goodbye.


Ingredienti per i panini:
300 gr farina di manitoba
200 farina integrale
  25 gr lievito di birra
  60 gr zucchero
    7 gr sale
300 ml latte
  50 gr burro

Esecuzione
Sbriciolate il lievito di birra in una ciotola, aggiungete due cucchiaini di zucchero e unite 100 ml di latte appena tiepido; mescolate per sciogliere i grumi e coprite la ciotola con un piattino, attendendo che sulla superficie del latte si formi una leggera schiuma. Nel frattempo scaldate appena il resto del latte, unitevi lo zucchero restante, il burro fuso e il sale, quindi mescolate bene per sciogliere il tutto.
Nella planetaria o in una ciotola capiente versate la farina, il composto di latte e il lievito che nel frattempo avrà formato la schiuma .Amalgamate fino a a che l'impasto sarà incordatoper almeno 15 minuti
Ponete l'impasto in una capiente ciotola e copritelo con un panno leggermente umido; mettetelo a lievitare in un ambiente tiepido e senza correnti d’aria per almeno due ore: la pasta deve raddoppiare il suo volume
Quando la pasta sarà lievitata, toglietela dalla ciotola e formate un salsicciotto e dal filone di impasto ricaverete tanti pezzetti del peso di circa 30 gr ciascuno con i quali formerete delle palline che adagerete su di una teglia foderata con carta forno. Per formare i panini non dovrete prendere il singolo pezzetto di pasta e formare una palla con movimento rotatorio dei palmi delle mani (come per fare una polpetta), perchè i panini non risulterebbero lisci, ma pieni di grinze. Dovrete invece lavorare il singolo pezzetto di impasto prendendolo con le dita delle due mani, tirare i bordi della pasta verso il basso e spingerla con i pollici alla base, premendola poi per saldarla.  Così facendo, porterete le increspature alla base della panino e la sua superficie risulterà liscia; la successiva lievitazione attenuerà tutte le increspature sottostanti. Spennellate i panini ottenuti con del latte tiepido e lasciateli lievitare per almeno mezz’ora in un posto tiepido e privo di correnti d'aria.
Nel frattempo accendete il forno a 220° e quando i panini saranno nuovamente lievitati, spennellateli con l’uovo sbattuto e infornateli per circa 18 minuti. Quando si saranno imbruniti, estraete i panini dal forno e lasciateli raffreddare.
(Questi panini, in versione non integrale li avevo preparati anche nel lontano 2013)

Per le girelle:
2 confezioni di pasta brisè, pesto, prosciutto cotto, Parmigiano Reggiano grattugiato

Esecuzione
Stendete la sfoglia , spalmatela con il pesto, spolverizzate con il Parmigiano e adagiate le fette di prosciutto. Arrotolate e tagliate a rondelle e a losanghe.
Infornate a 180° per 15 minuti o fino a quando risulteranno dorate in superficie.


Con questa ricetta partecipo alla sfida n 71

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sabato 20 gennaio 2018

Karaage con salsa Kamikaze (Pollo fritto alla giapponese con salsa al Kamikaze Cocktail)


Che il mio amore per il paese del Sol Levante è smisurato, è risaputo. O se non lo sapevate adesso lo sapete pure voi. In principio fu Puccini con la sua meravigliosa e sfortunatissima Madama Butterfly e poi Ryuichi Sakamoto. Il tutto si è poi consolidato e rafforzato la bellezza di 21 anni fa, quando sul nostro cammino, o forse sarebbe meglio dire sulle rotaie del treno Sondrio-Milano, il destino mi ha fatto incontrare una coppia di ragazzi giapponesi. Galeotto quindi, fu questo viaggio da tregenda, dovuto all'interruzione della linea ferroviaria da Colico a Lecco, con relativo percorso sostitutivo in pulman per poi riproseguire con il treno fino a Milano. Un viaggio da ricordare anche per loro, cosi' precisi! Cosi', alla domanda "What's happen?" e alla risposta "follow me"....me li sono trovata accozzati fino alla fine. Non mi sto a dilungare sul come e sul quanto abbiamo "parlato" ma abbiamo socializzato da subito. Non so per quale motivo, cosi' come non so per quale motivo sono salita proprio su quella carrozza, avevo con me un "vocabolario per turisti" in giapponese, che aveva acquistato mio marito durante una tourneè.
Io e Alice, che aveva solo 4 anni, stavamo ritornando a casa da Teglio, ed entrambi erano rimasti affascinati dal suo modo di fare. Mi chiesero se potevano scattarle qualche foto, e lo chiedevano ogni volta. Io ero quasi imbarazzata per tanta educazione e visibilio. Insomma, era una bambina educata che stava seduta al suo posto, nel suo vestitino, con il suo Topolino, niente di che. Cosi', tra cambi vari di mezzi di trasporto, foto e discorsi, siamo arrivati a Milano. Anche se a dirla tutta ma proprio tutta, è stato abbastanza "faticoso" o meglio "impegnativo". Si, perchè Etsuko, lei, parlava un po' l'inglese. Seiji, lui, solo giapponese. Quindi abbiamo fatto il viaggio parlando italiano inglese giapponese in un intreccio di parole, frasi tradotte e risatine. E cercavo la frase da dire, in italiano, con il corrispettivo giapponese, insomma, è stata un'avventura! Cercavano poi un hotel a Milano, e io prontamente, telefonai a mio marito, chiedendogli di cercare un hotel "no more expensive" abbastanza vicino al centro....
Arrivati in Stazione Centrale, ci incontrammo con lui che nel frattempo aveva trovato un hotel "no more expensive" a due passi dal centro, incredibile, e ci salutammo tra ringraziamenti e tanti tanti inchini dopo esserci scambiati gli indirizzi "si sa mai".....
Tutto questo succedeva il mese di agosto.
A dicembre, riceviamo un pacco...dal Giappone...ma noi non conosciamo nessuno...ah noooo...cuore a mille... Etsuko e Seiji!!! Non potevamo credere ai nostri occhi. Nel pacco erano contenuti un sacco di altri pacchetti che era quasi un peccato aprire da tanto erano fatti ad arte. Un Kimono per bambini, un sacco di altre cose tipiche del loro paese, e poi....le fotografie che avevano scattato ad Alice sul treno e la foto ricordo alla Stazione Centrale tutti insieme!
Da quel lontano giorno, ogni anno è stato un susseguirsi di pacchi, lettere, mail, visite loro da noi, e una vista nostra da loro.
Un anno ad agosto, il 15 per giunta, quando i negozi stavano ancora chiusi e la città quasi deserta, e penso il piu' piovoso della storia, ritornando dalla Svizzera si fermarono da noi. Loro due e il papà di lui. Un anziano ma arzillo signore giapponese, magro secco, che sembrava quasi non respirare da tanto era discreto. Ovviamente parlava solo giapponese. Una volta a casa nostra, dopo aver lasciato le scarpe fuori sul pianerottolo e non si discuteva della cosa (loro), tanto da farmi sentire una vunciona, visto che noi non abbiamo questa abitudine, ci siamo seduti a tavola dopo, che Seiji aveva scattato mila mila foto ad Alice, sempre dopo richiesta, al che io ho esordito con un "non chiederlo sempre, fai tutte le foto che vuoi".
Non vi dico le fotografie che ha scattato alle portate che avevo preparato! Soprattutto all'anguria che avevo scavato e inciso col risultato bellissimo ma con le mani poi distrutte! Come era distrutto il mio cervello, perchè la conversazione era che, mio marito che all'epoca sapeva quasi niente di inglese, diceva a me in italiano "chiedi questo...spiega quest'altro...". Io lo traducevo in inglese ad Etsuko, che a sua volta lo traduceva in giapponese a marito e suocero. E poi avveniva al contrario. E lo stesso durante la visita della città. Insomma...mi fumava il cervello!
Quando abbiamo ricambiato la visita abbiamo potuto godere della vera cucina giapponese e della visita di luoghi magnifici. L'educazione e il rispetto del popolo giapponese non ha eguali secondo me.
Cosa che dovrebbe essere la base e la norma del vivere civile, ma chissà come mai non è cosi.
La modernità dei palazzi e grattacieli che convivono con parchi e giardini dove puoi meditare, ammirare la semplicità e il rigore, e sentirti in pace con il mondo intero. Ci andrei anche in questo istante se me lo chiedessero e se ne avessi la possibilità.
Potrei raccontare di altri momenti vissuti insieme a questi splendidi ragazzi, dei regali preziosi (non in senso monetario, ma perchè donati con il cuore e speciali), delle fotografie e lettere, pero' mi fermo qui.

Quindi, per continuare sull'onda dei ricordi, mi sono cimentata in questa preparazione per la sfida Mtc dedicata a "La cucina alcolica" di Giulia, la vincitrice della precedente sfida.
Questa volta bisogna coniugare alcool e cibo. Partire da un cocktail certificato IBA, scomporlo e trasformarlo in un piatto. "Semplice" no??
E anche se ad essere sincera, i fritti non fanno molto parte della nostra alimentazione, mi sono lasciata tentare da questa ricetta che ho trovato in rete. Certo, potevo farla senza "sbirciare" anche perchè esistono molte versioni di pollo fritto, potevo improvvisare, ma volevo che fosse piu' vicina possibile all'originale. C'è scritto che è la migliore ricetta di Tori Karaage, presa dal libro "Cucina giapponese di casa di Harumi Kurihara". Un libro vero che parla della vera cucina giapponese e poco di sushi, scritto da una cuoca “vera” che cucina tutti i giorni per la propria famiglia e che in Giappone è considerata un mito. Mi piacerebbe conoscerla.
E i Giapponesi sono dei maestri nel friggere alcune pietanze. La precisione nella preparazione e presentazione di tutti i loro piatti sono davvero fantastici.
La particolarità di questo pollo fritto è la marinatura classica in salsa di soia, zenzero e aglio, passato poi in fecola di patate e farina, che gli conferiscono una doratura perfetta.
Ma ho osato anche un secondo tipo marinatura, che parte appunto dalla scomposizione del Cocktail Kamikaze, giusto per stare in tema. Che ho scomposto anche nella salsa d'accompagnamento.
Il risultato? Per me fantastico nel sapore. E un tuffo nei ricordi.

Partiamo con la base.....

KAMIKAZE (IBA)
tra parentesi la variante
3 cl Vodka                  (2/4 vodka)
3 cl Triple sec            (1/4 Cointreau)
3 cl Fresh lime juice  (1/4 succo di lime)

Il cocktail Kamikaze è un drink storico. Potremmo osare dire che il Kamikaze cocktail è un Margarita con la vodka al posto della tequila. Ma sarebbe un peccato ridurlo a semplice variante, visto che è uno dei cocktail non solo più famosi, ma anche raffinati e bevibili tra i drink da aperitivo.
Non si conosce bene la nascita di questo cocktail, ma si suppone che, come il Japanese Slipper cocktail, sia nato dopo la Seconda Guerra Mondiale, a Tokyo, nel bar di una base militare americana, durante l’occupazione del Giappone.

Ingredienti per il pollo Karaage
2 persone

400 grammi di petto di pollo
salsa di soia
50 grammi di zenzero fresco
3 spicchi di aglio
farina
amido di patate
olio di oliva per friggere
shichimi togarashi, se non lo trovate usate il peperoncino

Il giorno prima preparate la marinatura: in una ciotola mettete la salsa di soia e aggiungete l'aglio schiacciato e lo zenzero sminuzzato. Lasciate insaporire la salsa per una notte.
Tagliate il pollo a bocconcini e mettetene metà a marinare nella salsa di soia aromatizzata con aglio e zenzero per almeno mezz’ora.
L'altra metà mettetela a marinare in 5 cl Vodka, 5 cl Cointrau, succo di 1/2 lime

In una padella capiente mettete l’olio preparatevi per friggere. In una ciotola mescolate amido e farina in rapporto di 1 a 2, 100 grammi di amido e 50 di farina.

Scolate il pollo dalla salsa di soia (e dal Kamikaze) e passatelo nella farina e poi friggetelo nell’olio bollente. Rigirate i bocconcini e poi scolateli su carta assorbente quando sono pronti. Spolverizzateli con il peperoncino

Per la salsa
(da preparare anche il giorno precedente)

200 ml di passata di pomodoro
  50 ml di ketchup
1 cucchiaio di paprika
2 spicchi di aglio
1 cipolla gialla
5 cucchiaio di aceto di mele
20 grammi di zucchero di canna
sale e pepe
100 grammi di miele
1/4 di Cointraeu
2/4 di Vodka
1/4 lime succo
3-4 chiodi di garofano
1 cucchiaino di cumino macinato
scorza di 1 arancia biologica, non trattata
1 mazzetto di coriandolo o prezzemolo

Affettate la cipolla e l'aglio e fate stufare per 5 minuti con un cucchiaio di olio extravergine d'oliva. Aggiungete la passata di pomodoro e tutte le spezie, il miele, lo zucchero, la buccia d'arancia grattugiate, l'aceto, i liquori e il lime. Fate cuocere per 30 minuti
Aggiungete il ketchup e il coriandolo, sale e pepe se occorre. Fate cuocere altri 10 minuti. Frullate il tutto e passate in un colino. Fate cuocere altri 5 minuti.
Servitela tiepida o fredda.

con questa ricetta partecipo alla sfida n. 69




giovedì 14 dicembre 2017

L'AVVENTO DEL TRIFLE per l'MTC: My mother in law's Madeira cake


L'attesa del Natale, le feste, le luci, i canti, i regali, l'albero e il presepe e le decorazioni, i buoni propositi, il profumo di biscotti che sanno di cannella e di spezie, che avvolgono la casa e ti accolgono appena entri...ecco....tutto questo dovrebbe riempirmi il cuore di gioia, di sana agitazione, di pianificazione per le feste, di programmi e progetti.
Invece, niente di tutto questo. Quest'anno piu' che mai ho lo spirito del Grinch. Sono circondata dal casino di gente che invade i centri commerciali, i negozi a tutte le ore del giorno e ogni giorno, che fa la spesa come se non ci fosse piu' un domani, che intasa le strade in maniera indecente. Mai come adesso vorrei essere in una baita in alta, anzi altissima montagna, nel silenzio, circondata dalla natura e dai suoi suoni e dal suo respiro.
Non ho nemmeno voglia di preparare l'albero e decorare la casa. Non ho voglia di pensare ai regali, in un mondo dove c'è tutto e troppo. Una volta l'oggetto dei tuoi sogni arrivava solo a Natale e non prima. Ora invece, se lo vedi te lo compri. Non ho voglia nè di fare biscotti, panettoni o pandori. Non ho voglia di pensare a pranzi, a tartine, a canapè, a ravioli e capponi ripieni. Forse, anzi, ne sono convinta, quando in casa non ci sono piu' i figli, svanisce quella magia che faceva apparire magico tutto quanto, in questo periodo. Quando "ricredevi" in Babbo Natale o in Gesu' bambino, e ti sentivi un po' loro, quando di notte ti alzavi sperando di non essere sgamata, quando ingollavi anche senza voglia il bicchiere di latte gelato, il mandarino e il biscotto, lasciandone qualche traccia del passaggio, e te ne tornavi a letto con quel mix sullo stomaco,  che non ti faceva riaddormentare, anche perchè all'albissima sentivi un urlo provenire dalla sala "E' arrivaaatooo guarda cosa mi ha portaaatoooo"....
Ora è tutto maledettamente normale, come se fosse un giorno qualunque, perchè comunque per me è un giorno qualunque. E se hai parenti come ospiti, passi qualche ora del tuo tempo a mangiare, a ricordare, ad aprire eventuali regali o "pensierini" e una volta fuori tutti, vorresti una bacchetta magica che riassetti tutto quanto. E per la serie hai spignattato per ore e hanno mangiato in un nanosecondo...ti ritrovi esausta spalmata sul divano....
Forse, l'unica cosa che "mi salva" da questa "nonvogliadifarefesta" sono i concerti con il coro, che ovviamente, visto il periodo, canta le carole di Natale. Un briciolo di bontà e di emozione, quando canto almeno le sento, quindi mi salvo un pochettino. Anche se cantare di fronte a quei vecchietti, alcuni quasi inconsapevoli di essere li, chi seduto sulla carrozzina, chi si dondola, chi piange, chi ti guarda con lo sguardo vacuo, chi ti fa un timido sorriso, chi ti applaude contenta come un bambino, chi vuole andare via "non mi piacciono queste canzoni qui", chi pronuncia nomi a me sconosciuti, chi chiama la mamma.....non è che ti aiuti tanto a risollevare il morale già vacillante.Ma per il resto....
Saranno tutte le menate e le notizie che proprio non ti aiutano ad essere contenta che mi rendono cosi' "Grinciosa"...ma poi ogni tanto risali a galla, ti sforzi di starci per un po', per poi ripiombare da dove sei venuta.
Un po' sdoppiata insomma....

E il salvagente, oltre al coro, è stato un trifle da scegliere tra una vasta gamma da riproporre per il Club del 27, che eccezionalmente anticipa la sua uscita al giorno 14....
Tra tutti quelli proposti, ho scelto questo, (by Nigella Lawson – da How to be a domestic godess) non per tributare la suocera, ma perchè era il piu' semplice, veloce, e piu' "indolore" da fare. Mi sono sforzata, e ho fatto tutto nell'unico giorno nel quale avevo un po' piu' tempo ed ero meno "grinciosa" del solito...evviva la sincerità!
Fatto, tagliato, imbibito e assemblato. E nonostante fosse stato creato in modalità Grinch, a dispetto che se non cucini con amore, emozione e passione non ti viene un bel niente....è piaciuto moltissimo e me lo hanno richiesto per altre occasioni. Ecco, a posto sono!!

Ingredienti
Stampo rettangolare da plum cake 25 x 10 x 6 ben imburrato e infarinato
Ingredienti (dose per 8-10 fette)
200 g di burro ammorbidito
200 g di zucchero più altro da spolverare sopra
1 bicchierino di Whisky Talisker invecchiato 10 anni
(la ricetta originale prevede il succo e buccia grattugiata di un limone)
3 uova grandi (circa 200 g pesate con il guscio)
300 g di farina 00
1 bustina di lievito per dolci
(la ricetta originale prevede  250 g di farina auto lievitante e 50 g di farina 00)

per la crema pasticcera
4 uova
100 gr di zucchero
  40 gr farina
500 ml di latte

Marron glacè
frutta secca mista (noci, nocciole, mandorle)
cacao amaro
caffè

Esecuzione
Accendete il forno a 170 gradi
Battete burro e zucchero fino ad avere un composto spumoso
Aggiungete il bicchierino di Whisky
Aggiungete le uova una per volta insieme a qualche cucchiaio di farina 00 alla quale è stato aggiunto il lievito, facendo assorbire bene prima di aggiungere il successivo
Aggiungete delicatamente tutto il resto della farina e infine il bicchierino di Whisky, battete bene fino ad avere un composto uniforme
Versate nello stampo, battete per togliere eventuali bolle di aria e spolverate la superficie con due
cucchiai di zucchero
Infornate a 170 gradi per circa un’ora, finché lo stecchino uscirà asciutto.
Fate raffreddare prima di sformare.


Mentre il dolce è in forno, preparate la crema pasticcera
Montate i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete pian piano la farina setacciata. Quando è tutto ben amalgamato aggiungete a filo il latte tiepido mescolando con le fruste e portate a bollore, fino a quando si sarà addensata.
Lasciate raffreddare.

Tagliate i marron glacè a pezzetti, sgusciate la frutta secca e tagliatela a coltello grossolanamente
Preparate il caffè (4/6 tazzine) e lasciatelo raffreddare. Aggiungete un bicchiere di whisky e mescolate.

Assemblate il dolce nelle coppe, bicchieri o contenitori scelti.

con i marron glacè:
Tagliate il dolce a fette non troppo sottili, imbibitele velocemente nel liquido preparato e adagiatelo nel fondo della coppa. Aggiungete la crema pasticcera e qualche marron glacè. Continuate cosi alternando gli ingredienti fino al colmo della coppa.

con la frutta secca:
procedete come per quello sopra descritto, aggiungendo invece la frutta secca

con la frutta secca e cacao amaro:
procedete come per quello sopra descritto, spolverizzando il cacao amaro tra uno strato e l'altro.
(in alternativa potete aggiungere il cioccolato amaro alla crema pasticcera in fase di cottura ottenendo cosi la crema pasticcera al cioccolato)


questa ricetta è per