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domenica 22 febbraio 2015

Crema di zucca con crostini ai cereali




Sempre per il gioco del mese di febbraio The recipe-tionist, dal blog di Sarah, una deliziosa crema di zucca, che adoro a dismisura. La utilizzo principalmente per fare i famosi tortelli mantovani, essendo io metà milanese e metà mantovana...ma non disdegno assolutamente dolci, zuppe, creme, risotti, ratatouille, stuzzichini e altro ancora, preparati con questo buonissimo ortaggio ricco di carotenoidi, del quale si utilizzano anche i fiori, da preparare fritti in pastella, farciti con mozzarella e acciuga o semplicemente cosi' , e i semi essiccati e consumati come snack o durante gli aperitivi.
Questa volta, visto il tempo freddo e uggioso....un po' di colore sulla tavola non ci sta proprio male!
Da gustare "in purezza" o con l'aggiunta di crostini ai cereali passati in padella con un filo di olio extravergine d'oliva, che sfrigolano non appena vengono tuffati nella crema...e strappano un sorriso.

Ingredienti per 2 persone e 1/2:
600 gr di zucca
1/2 l di brodo vegetale caldo
1 cipolla bianca
1 rametto di rosmarino
30 gr di burro
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva (io Dante)
sale e pepe

Esecuzione
Pulite la zucca e tagliatela a dadi. In una pentola fate dorare la cipolla con il burro e l'olio, quindi aggiungete la zucca e fatela rosolare. Aggiungete il brodo e gli aghi di rosmarino e fate cuocere per una ventina di minuti (o finchè la zucca non risulti morbida). Frullate il tutto con il frullatore ad immersione, aggiustate di sale e pepe.
Tagliate il pane a cubetti e fateli dorare in una padella con un filo di olio extravergine d'oliva.
Serviteli a parte o direttamente nella crema.



con questa ricetta partecipo al contest di febbraio


sabato 21 febbraio 2015

Le macine....di casa mia.....



Tutte le volte che in passato comperavo i biscotti di quella marca che trasmette le pubblicità con le famiglie sempre cosi pomposamente e assurdamente iperfelici, gioiose subito appena sveglie belle fresche e riposate, che saltellano agili e scattanti appena giu' dal letto, o magari anche se hanno passato una notte completamente in bianco hanno un sorrisone stampato in faccia perchè tanto ci sono quei biscotti magici che ti tirano su, nel mulino in mezzo alla campagna, dove c'è sempre il sole, spighe di grano che ondeggiano nel vento....ritagliavo come Sarah, che ci ospita nel suo blog per il gioco The recipe-tionist di febbraio, gli ingredienti dalle confezioni, ripromettendomi di provare a rifarli. Cosa che puntualmente non ho mai fatto. Ma quando ho visto che tra le ricette da scegliere c'erano le famose macine, che non ho mai avuto il tempo/coraggio di fare, bè, ne ho approfittato subito!
Devo dire che il risultato in pratica è uguale alle originali, quindi, mi sa che prossimamente, visto che ho rotto il ghiaccio, come si suol dire, le riproporro' per le nostre colazioni o merende.
Anche se mio marito, che non è molto amante dei biscotti, o meglio, va a periodi, dopo che ne ha assaggiata, ha esclamato...uhm...troppo burro...poco zucchero....e continuava a mangiarle...quelle piu' grosse, i cuoricini, quelle normali....dimostrando cosi che poi alla fin fine non erano nè troppo burrose nè poco dolci...ahahah
E stamattina, con la sveglia che è suonata alle 5.15 anche se è sabato, la giornata è freddissima e piovosa, quindi l'umore non è dei migliori e promettenti.....per fortuna c'erano le mie macine a portare un po' di dolcezza e colore dorato sulla tavola della colazione....non abitero' in un mulino bianco circondato da fluttuanti spighe dorate, cieli azzurri e sole splendente, non balzero' mai giu' dal letto cosi' scattante e aitante,  ma almeno stamattina mi sono regalata un piccolo burroso peccato di gola home made!



Ingredienti per circa 900 g di biscotti:
500 g di farina 00
200 g di burro a temperatura ambiente
150 g di zucchero a velo
50 g d fecola di patate
100 ml di panna fresca
1 bustina di lievito
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 pizzico di sale
1 uovo

Esecuzione
Lavorate a crema il burro con lo zucchero a velo, aggiungete l'uovo, la panna e l'estratto di vaniglia e mescolate con cura. Setacciate insieme la farina, il lievito e la fecola e aggiungeteli al composto precedente con un pizzico di sale. Mescolate, quindi mettete a riposare in frigorifero per una ventina di minuti. Stendete l'impasto in una sfoglia di circa 1 cm e con l'aiuto di un tagliabiscotti formate le vostre macine. Con gli "scarti" del buco sono usciti dei piccoli cuoricini......


Infornate in forno, in modalità STATICO e già caldo a 180°, per 10-12 minuti.



con questa ricetta di Sarah partecipo al contest di febbraio per


venerdì 13 febbraio 2015

Risotto con verza, Radicchio Rosso Tardivo di Treviso IGP, castagne e Vento d'estate



Era da un po' di tempo che lo volevo fare...e alla fine ci sono riuscita. Con una combinazione di ingredienti veramente speciali che hanno reso questo "semplice" risotto, in un "interessante" risotto.
Ingredienti tipicamente invernali ma con una "folata" di vento estivo. Acquistati e avuti in dono durante il tour Radicchio tra le stelle di gennaio, svolto in collaborazione e grazie all' Aifb , al  Consorzio tutela Radicchio Rosso di Treviso IGP e Radicchio Variegato di Castelfranco Veneto IGP e OrtoRomi.
E ora, dopo il post piu' breve di tutta la mia vita... passiamo subito alla ricetta.

Ingredienti
140 g riso Carnaroli
  4/5 foglie di verza
  1 cespo di Radicchio Rosso Tardivo di Treviso IGP
10 castagne
Formaggio Vento d'Estate de La Casearia Carpenedo
1 scalogno
olio extravergine d'oliva q.b.
brodo
vodka

Esecuzione
La sera precedente mettete a bagno le castagne e procedete con le indicazioni riportate sulla confezione. (rinvenire in acqua e cotte poi per circa 60 minuti in latte).
Tritate lo scalogno e tagliate a listarelle la verza e fate appassire con un filo di olio extravergine di oliva. Aggiungete il riso e fate tostare brevemente. Aggiungete un bicchierino di vodka e fate sfumare. Aggiungete qualche castagna tagliata a pezzetti, lasciatene qualcuna per la decorazione finale, e fate cuocere per circa 20 minuti. Il riso deve essere al dente.
Mentre il riso cuoce, irrorate il Radicchio con un po' di olio e un pizzico di sale e grigliatelo..Tagliatelo in due parti. Una metà, tagliatela a listarelle e aggiungetela al risotto pochi minuti prima di spegnere.


Impiattate decorando con qualche castagna intera, l'altra metà del radicchio e una generosa grattugiata di Vento d'Estate.

cosi'.....


o cosi......








mercoledì 11 febbraio 2015

Il bacio......variazioni sul tema......


C'era quasi da aspettarselo. Febbraio, festa degli innamorati, per la sfida dell' Mtc che cosa propone la vincitrice Annarita del blog Il bosco di alici ? Una ricetta dolce. Dolcissima. Il Bacio. Si, come quello famoso della pubblicità. Quello. Ma questo è il "nostro" bacio. Che possiamo interpretare come la nostra fantasia ci suggerisce, come del resto per tutte le ricette delle sfide precedenti, mantenendo pero' intatte certe caratteristiche, che in questo caso sono...la cupola. Una parola!!

Come "bacio".....e tralasciando la conosciutissima frase "Il bacio, un'apostrofo rosa tra le parole ti amo" e altri aforismi tipici da bacio "commerciale", mi soffermo per un attimo a pensare per trovare l'ispirazione. Perchè per fare questo piccolo capolavoro di dolcezza, bisogna avere la mente sgombra dai pensieri, dalla fretta e altri impedimenti. E allora chiudo gli occhi e penso alla parola bacio, cioccolato, dolcezza....e lascio affiorare dalla memoria una girandola di immagini, frasi, colori, sensazioni e mi lascio trasportare senza fretta e senza tempo......

Come non ricordare la frase che il mitico e impacciatissimo Forrest, seduto tutto compito ed elegante, dice alla signora di colore seduta vicino a lui "Mamma diceva sempre: la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita" (e nel caso della mia ricetta è proprio vero!)

E il film Chocolat? 

E nei capolavori della musica classica, vicini alle "mie corde" per ovvi motivi, Mario che in Tosca cantando "E lucean le stelle", ricorda i dolci baci e le languide carezze mentre disciolgliea i veli della sua amata Floria.
Il  "bacio" di Floria al perfido Scarpia che ha cercato di ingannarla e possederla, in cambio della liberazione del suo Mario Cavaradossi. 
Il bacio di Calaf "Il Principe ignoto", nella Turandot che scioglierà il silenzio che farà sua la Principessa di ghiaccio che pone i tre fatidici enigmi.
Lo straziante bacio del Moro Otello (al minuto 5,01) che da un ultimo bacio alla sposa Desdemona che lui stesso ha soffocato cantando con un fil di voce "Pria d'ucciderti. . .sposa. . .ti baciai. Or morendo. . .nell'ombra. . . in cui mi giacio. . . Un bacio. . .un bacio ancora. . .ah!. . .un altro bacio. . . (e muore)....

In musica con Alberto Rabagliati che negli anni trenta/quaranta con il suo Ba-ba-baciami piccina chiedeva baci in quantità, Robertino e il suo bacio piccolissimo che l'ha fatto innamorare, Celentano, col suo bacio rockettaro e gli insaziabili 24 mila baci, le Meravigliose labbra di Dorelli, il bacio che scatena la gelosia cantato dai Nomadi,  e del piu' moderno Jovannotti....

Baci infiniti, immortalati in pittura....di Francesco Hayez, Gustav Klimt, Edward Munch, " I fidanzati" di Silvestro Lega, "Giulietta e Romeo" di Gaetano Previati, "Ettore e Andromaca" di Giorgio de Chirico, Roy Lichtenstein, "Amore e Psiche" del Canova, "Il bacio sotto il lampione" di Medardo Rosso, "Amanti" di Giacomo Manzu'. 

E come dimenticare i baci di “Via col Vento” tra Clark Gable e Vivian Leigh, quello tra Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in “Casablanca”, di Marlon Brando e Eva Marie Saint in “Fronte del porto”. Gregory Peck e Jennifer Jones?

E nel V canto dell'Inferno nel cerchio dei lussuriosi, dove Francesca da Rimini racconta a Dante la storia della sua passione adultera per Paolo Malatesta, scoppiata mentre i due stavano leggendo per diletto il passo di un romanzo cavalleresco in cui la regina Ginevra, sposa di Re Artù, veniva baciata dal cavaliere Lancillotto.

« Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante. »

E il grandissimo Neruda che scrive "Ti manderò un bacio con il vento,e so che lo sentirai, ti volterai senza vedermi ma io sarò li....

il bacio che il Principe da ad Aurora, che si era punta con il fuso. e quello tenero di Lilly e il Vagabondo alla fine di un lungo e unico spaghetto...e al rospo che se baciato si tramuta in Principe, ma sarà poi vera sta credenza?? Tutti lo dicono e pensano ma nessuna lo fa!! ahaha

e ultimi, ma non per importanza, quelli piu' "nostri" e "personali"...quelli timidi e impacciati della prima volta, quelli focosi e appassionati degli amanti, quelli che la mamma dà al proprio piccino, sfiorato quasi per paura di fargli del male o quello con gli schiocchi tra mille risate, quello fugace e a fior di labbra di due vecchi sposi.....

Ecco che i ricordi sono esauriti e arriviamo alla sfida. Io, che non ho mai amato le feste consumistiche  mi ritrovo a fare i baci. O perlomeno a cercare di farli nella maniera piu' vicina a quelli originali e di Annarita!. Che panico. 
La ricetta dei suoi bellissimi baci la trovate qui

Ingredienti
(per quelli al cioccolato)
Panna fresca 35 ml
Cioccolato gianduia 120 g
Noci 120 g
Mandorle 120 g
Granella di nocciole 120 g
Nocciole tostate intere circa 15
Cioccolato fondente 250 g
Cioccolato bianco 250 g
Semi di lavanda, peperoncino, sale, scorze d'arancia, ciliege sotto spirito q.b.

(per quelli bianchi)
Panna fresca 35 ml
Cioccolato gianduia 120 g
Granella di nocciole 120 g
Noci 120 g
Mandorle 120 g
Nocciole tostate intere circa 15
Cioccolato bianco 250 g

Esecuzione
Tritate finemente il cioccolato gianduia e mettetelo da parte. Scaldate la panna in un pentolino fino a poco prima dell’ebollizione. Appena la superficie si increspa e si vedono le prime bollicine, toglietela dal fuoco. Versate velocemente il cioccolato tritato in precedenza e mescolate energicamente fino a che tutto il cioccolato non si sia sciolto perfettamente. Unite la granella di nocciole e mescolate. Mettete in un luogo fresco a raffreddare completamente. Deve avere una consistenza morbida e non troppo liquida.

Riempite un sac a poche e formare delle sfere delle dimensioni di mezza noce. Adagiate i quattro ripieni: Scorzette d'arancia candite, una ciliegina sotto spirito, un pizzico di peperoncino e sale, un pizzico di lavanda.


Ricoprite il ripieno con altro composto e metteteli al fresco o 1 minuto in frigo, giusto per dargli più compattezza.
(la fotografia non rende, e pur sembrando "morbido", il composto era compatto. Per i ripieni usate le quantità secondo i vostri gusti. Io per non eccedere in piccantezza e sapidità, e con la lavanda, per paura di ottenere un risultato da "profuma biancheria" sono stata un po' scarsa. Ma un cucchiaino di
ognuno, direi che è proprio meglio!)

Prendeteli tra le mani e fateli roteare per dare una forma più tondeggiante.
Prendete le nocciole intere (io ho scelto la tonda gentile del Piemonte) e posizionatele sulla sommità di ogni pallina.
Schiacciatele leggermente all’interno della ganache affinchè si fissino sulla stessa.  Con queste dosi, a seconda della grandezza, si possono avere da 25 a 30 baci.Metteteli da parte.


Procedete con lo stesso procedimento per quelli bianchi




Tritate il cioccolato fondente e fatelo sciogliere a bagnomaria, facendo attenzione, perché l’acqua NON DEVE entrare in contatto MAI con il cioccolato, altrimenti il cioccolato è da buttare. Consiglio di non far bollire l’acqua per evitare schizzi o sbuffi di vapore e di asciugare bene sotto il recipiente non appena si solleva dalla pentola sottostante.

Si può fondere il cioccolato anche nel forno a microonde, a potenza bassa e dando 10 secondi alla volta e mescolare, continuando fino a che tutto il cioccolato risulti fluido.

Versate i 2/3 del cioccolato fuso su un piano di marmo, e con due spatole di metallo allargate il cioccolato e poi riportatelo al centro, ripetendo l’operazione 2/3 volte fino a quando cambia consistenza e diventa più viscoso. La temperatura in questo modo si abbassa velocemente fino a 27°/28°C .

Attenzione a non formare grumi, il cioccolato alla fine deve essere liscio. Se dovesse succedere e fossero molti, fondere di nuovo. A questo punto rimettete il cioccolato nel recipiente con il restante terzo del cioccolato, che sarà ancora caldo. Mescolate bene con una spatola (non una frusta per non incorporare aria) per far risalire a temperatura di lavorazione, 31°C nel caso del cioccolato fondente. Misurate la temperatura con il termometro. Un grado in più è tollerato. Se la temperatura è ancora troppo alta si procede di nuovo a rovesciare un po’ di cioccolato, questa volta un po’ meno e si fa la stessa operazione. Se invece la temperatura fosse troppo bassa si scalda un pochino, se siete fortunati sarà salita a 31°C, altrimenti rifate l’operazione di raffreddamento.

Quando il termometro vi dà 31/32°C il cioccolato è pronto a usare.

Prendete i vostri baci e con l’aiuto di una forchettina temperateli nel cioccolato.

Tuffateli 1 o 2 alla volta dentro il recipiente del cioccolato temperato e scolateli con l’aiuto di una forchettina. Potete utilizzare anche una forchettina di plastica alla quale avrete tolto i rebbi centrali, così sgocciola meglio.


Ecco che i baci sono pronti per essere regalati e/o gustati......


"Tanti baci dopo il primo.....baci giovani, appassionati. E ora? Piccoli baci consapevoli del tempo passato, sfuggenti o appassionati, su labbra increspate da piccole rughe, ma con il cuore sempre gonfio d'Amore"....

Nelle mie cinque versioni (anche se nella fotografia sono quattro...) interno bianco con guscio bianco, interno bianco con guscio nero, interno nero con guscio bianco e interno nero con guscio nero......ovviamente la gustosa sorpresa di assaporarli "dolce e un po' salato e un po' piccante", delicato alla lavanda, deciso alla ciliegia, candito all'arancia, e il tradizionale 


...peccato che dopo aver scattato le fotografie, averli sezionati per mostrare l'interno, mangiati tutti....mi sono ricordata di aver tenuto da parte dei mini pirottini, un contenitore in cristallo e cuoricini vari....va bè...lasciamo stare va!!! ahahah

con questa ricetta partecipo alla sfida n. 45 di febbraio





sabato 7 febbraio 2015

Il castagnaccio


Oggi vi invito a fare un tuffo nel passato...perlomeno tutte le persone "datate" ma giovani dentro, che si ricordano di questo strano, originale, stravagante, curioso, personaggio che abitava a Villa Villacolle e che di nome faceva Pippilotta Virtuaria Rogaldinia Succiamenta Efrasilla Calzelunghe, per tutti Pippi Calzelunghe, piombata improvvisamente nella tranquilla cittadina svedese di Visby (nell'isola di Gotland) che va a vivere da sola in quella casa color verde e rosa pastello in compagnia di un cavallo bianco a pois neri, che lei chiama zietto e di una scimmietta, signor Nilsson. Tutti sono attratti dalla sua discutibile presenza in particolare quella di due bambini, Tommy ed Annika di dieci anni, che incuriositi accedono di soppiatto all'interno della villa e trovano una bambina loro coetanea, che si sta riposando con la testa ai piedi del letto e i piedi, che indossano scarpe piu' grandi di almeno 5 numeri, sul cuscino. I bambini fanno presto amicizia con la simpatica inquilina della villa e scopriranno presto che tiene in casa una grossa borsa con monete antiche di inestimabile valore, frutto a suo dire dei tesori misteriosi trovati dal padre, pirata nei mari del Sud. Essa inoltre è dotata di una forza sovrumana, ai limiti del paranormale, che subito metterà in atto alzando di peso il suo cavallo e facendo lo stesso con l'auto dei due malcapitati poliziotti, che dopo la soffiata avuta da zia Prysselius, vorrebbero farla sloggiare dalla villa.
Ma perchè vi parlo di Pippi? Perchè tutto questo è legato al contest lanciato da Elisa del blog Il fior di cappero ed Enrica del blog Coccola Time e già il nome induce alla riflessione e alla calma....
 E cosi' come capita quando si dice "pensa alla statua della Libertà senza che ti compaia davanti agli occhi", esempio applicabile a qualsiasi oggetto o monumento...ecco che solo a nominarla, nella mia mente è scattata la famosa canzoncina "Ecco sono qui, Pippi Calzelunghe cosi' mi chiamo, credo proprio che una come me non c'è stata mai"....Ricordo che da piccola mi guardavo il film. Erano gli anni '70, e alla televisione trasmettevano film e serie televisive del calibro I ragazzi di padre Tobia, Rin Tin Tin, Zorro, Gli Antenati, Mister Magoo, Barbapapà e tanti altri a seguire nel tempo.... 

Un contest che invita a fermarsi e a pensare alle bambine che siamo state, ai cibi confortevoli che ci hanno "confortato", quelli di paesi stranieri, o ispirati appunto da questo libro...

Cosi', tornando indietro nel tempo mi viene in mente il Castagnaccio. Piatto povero nel vero senso della parola, dal momento che le popolazioni contadine dell'Appennino avevano come base dell'alimentazione le castagne. 
E per me, pur senza essere una povera contadina dell'Appennino, quando la mamma ci preparava questo dolce, era una grande festa! La mamma, di origini contadine mantovana, conosceva il significato del lavoro, del sacrificio, delle rinunce, del correre e del rispetto del tempo. E la nostra infanzia (mia e di mio fratellino) è stata improntata su principi molto schietti e quasi "rudi". Niente fronzoli, niente superficialità, niente che potesse essere inutile. Pur non facendoci mancare niente di quello che potevano permettersi i nostri genitori, avevamo lo stretto indispensabile. La nostra infanzia è stata infanzia. Punto. Fino a quando abbiamo abitato fuori Milano, i miei giochi erano fatti di corse nei prati, nascondino nei campi di pannocchie, di capanne costruite tra gli alberi, piste di macchinine e gare di biglie con i miei compagni di scuola. Poi una volta arrivata in città, ho dovuto fare i conti con una realtà diversa e l'arrivo di un nuovo fratellino. Non c'erano piu' quegli spazi aperti e gare di biglie o capanne..c'erano alcune compagne di scuola con abiti e scarpe "alla moda", io che avevo a volte gli abiti donati dalle signore presso le quali mia mamma faceva le pulizie. E che si vedeva che non erano miei, perchè non vestivano come avrebbero dovuto vestire. A volte un po' troppo "da grande". Oppure rimessi in forma da uno zio sarto. Perchè il vestito nuovo, cosi come capitava per qualsiasi cosa che serviva, arrivava solo a Natale. E forse nemmeno quello che avevamo desiderato e scritto nella letterina spedita al Caro Gesu' Bambino Via del Cielo n. 1...Guardavo gli album delle figurine, le Barbie, i Ciccio Bello che non ho mai avuto e che nelle mani degli altri mi sembravano irraggiungibili. Ho imparato fin da piccola (10 anni) a badare ai miei fratelli, di cinque e un anno, mentre i miei genitori erano al lavoro, quindi, dopo la scuola, anzichè andare a giocare, stavo con loro, facevo i compiti, facevamo la merenda, ci litigavamo. Ma nonostante tutto, pur non essendo come oggi, l'epoca dei cellulari, dei computer, della Wii, delle macchine digitali e di altre modernità tecnologiche, siamo cresciuti in modo dignitoso e "pulito". Che quasi quasi ci ritornerei davvero indietro, solo per rivivere i pochi momenti spensierati. ad esempio quelli passati in colonia o in montagna con i nonni o nei giorni di festa alle grandi tavolate che ci riunivano.
Perchè in mezzo a tutto questo "niente", c'erano da vivere anche le liti quotidiane che mi/ci hanno devastato l'anima. Perchè in nome dei figli e di quello che dice la gente, non ci si separava, anche se sarebbe stato meglio. Perchè certe ferite lasciano un segno indelebile. 
Perchè poi un bel giorno il passato ritorna e ti presenta il conto. E tu sei in bilico tra lo scegliere tra quello che hai o non hai ricevuto e quello che ti chiedono di dare ora in cambio. E alla fine ti ritrovi a un punto, quasi inconsapevole di averla fatta quella scelta. Quasi come se non avessi davvero scelto tu, ma si fosse autoinvitata nella tua vita, stravolgendone il ritmo. E ti ritrovi a dialogare con quel padre che ti ha tanto ferito, e che quando eri tanto grande, ormai sposata,  quasi inutilmente se n'è andato via. Che non ha condiviso gioie e dolori, successi e insuccessi. Che non ha mai conosciuto le quattro nipoti che nel frattempo sono nate dai figli che ha abbandonato. E che ora è vecchio, solo, nel letto di un ricovero, con le gambe amputate per la malattia. E cerchi un qualcosa nel suo sguardo grigio/azzurro, per leggere un briciolo di bene e di tenerezza, che non ricordi di aver mai avuto, quando era logico e naturale che ci fosse. E nonostante tutto sei li davanti a lui, con una miriade di pensieri e stati d'animo. E quando te ne ritorni a casa, ti saluta con un bacio e con la solita frase "ti voglio bene"....e se la prima volta che l'hai udita ti ha frantumato il cuore, col passare del tempo hai scoperto che la dice a tutti....e allora il cuore ti si ricompone un po' , e comunque un piccolo sorriso ti increspa le labbra. In fin dei conti che male c'è a illudersi che la dica solo a te?!

E tra tutte le merende della mia infanzia, il semplicissimo pane burro e zucchero, pane burro e marmellata, pane mascarpone e zucchero, tuorlo sbattuto, questo castagnaccio morbido, profumato, caldo, rustico ma che addolcisce il cuore è uno dei dolci confortevoli che nonostante tutto, mi fa venire voglia di ritornare piccina. 

E come tutti i piatti del ricordo, le dosi non sono proprio pesate ma..."ad occhio"...perchè si "sente e si vede" quando è giusto e pronto un impasto....

Ingredienti
500 g Farina di castagne 
latte e/o acqua q.b. 
100 g uvetta
100 g pinoli
1 rametto di rosmarino  (facoltativo)
5 g Sale fino
Olio di oliva ( io Olio Dante )

Esecuzione
Mescolate la farina di castagne con latte e acqua, o solo latte o solo acqua, in base ai gusti, fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo senza grumi. Aggiungete i pinoli e l'uvetta ammollata nell'acqua e asciugata. Ungete una pirofila con l'olio, versate il composto, aggiungete alcuni pinoli sulla superficie, irrorate con un filo di olio 


Infornate a 180° per 30/35 minuti, o fino a quando la superficie si "creperà"
Lasciatelo appena intiepidire e servitelo


con questa ricetta partecipo al contest



lunedì 2 febbraio 2015

Formaggi Carpenedo con Radicchio e confettuta di Radicchio Rosso Tardivo di Treviso IGP e frutti di bosco



Bella lei! Mette su un piatto dei pezzi di formaggio e la chiama ricetta! Si. Ed è una signora ricetta!
Perchè se alla base ci sono prodotti di qualità, gustati in purezza sono la fine del mondo. 
E siccome io ho avuto modo di assaggiarli direttamente in loco, durante l'evento Radicchio tra le Stelle documentato nei minimi particolari qui, volevo che anche mio marito li assaggiasse nella stessa maniera. Ho aggiunto "solamente" una deliziosa confettura di Radicchio Rosso Tardivo di Treviso con frutti di bosco, e del buonissimo Radicchio Rosso Tardivo di Treviso IGP, acquistati presso l'Azienda Agricola Bellia Claudio che abbiamo visitato durante il tour. 
Questo poi è l'omaggio che ci ha fatto Alessandro del La Casearia Carpenedo, dopo che ci ha portato a visitare il suo caseificio, ampiamente raccontato qui.. Un cestino con dentro una piccola parte dei loro prodotti: una morbidissima Caciotta al radicchio, un delicatissimo Monteo, la Toma blu alle erbe a pasta semidura, affinato in barrique con fieno ed erbe aromatiche dal gusto intenso, piacevolmente aromatico che ricorda i profumi del sottobosco, il particolarissimo Basajo, erborinato a pasta cremosa di latte crudo ovino, affinato in pregiato vino passito bianco. dal gusto unico fondente in bocca dai retrogusti zuccherini del vino passito, il famoso Vento d'estate a pasta dura, affinato in barrique con fieno di alta montagna tagliato a mano dal sapore unico piacevolmente aromatico dal retrogusto che ricorda i profumi di fieno e fiori e per finire il "segretissimo" Blu 61 erborinato a pasta morbida affinato in Vino Raboso Passito Veneto IGT e mirtilli rossi. 


Cosi' ho grigliato il Radicchio......aperto il barattolo della confettura....ed ecco qua, una deliziosa tavolozza di sapori, da gustare con una sequenza logica....con il marito che annuiva ed esclamava...uh che buono questo!! ...Senti come sa di fieno!..Questo è un po' troppo forte per me....ahahah

Monteo, Cacio Radicchio, Vento d'estate...



Toma blu alle erbe, Basajo, Blu 61...



servito anche in maniera piu' "rustica"....


seguiranno altre ricette......

domenica 1 febbraio 2015

Aifb a La Casearia Carpenedo.....a chiusura del tour Radicchio tra le Stelle....


E con questa ultima tappa si conclude il tour "Radicchio tra le stelle" che ci ha fatto vivere momenti di relax, apprendimento, degustazione, compagnia e condivisione.
Un viaggio che ci ha portato in un territorio operoso, di gente semplice, dove abbiamo potuto per un po' dimenticare la fretta, l'orologio e le corse e godere di tante nozioni, raccontate da chi vive la terra in toto. Non a parole, ma con il frutto dell'esperienza dei "vecchi", delle tradizioni, dell'innovazione e della passione.
Vedere generazioni che si susseguono là dove costa fatica tirare fuori qualche cosa, ma quando quel "qualche cosa" è nato, c'è una grande emozione e soddisfazione
Cosi' ecco che la storica famiglia dei Carpenedo, composta da  commercianti appassionati stagionatori di formaggi. con 50 anni di esperienza, ci ha aperto le porte del suo Caseificio per farci scoprire con quanta sapienza e maestria, producono formaggi di grande qualità, che abbiamo degustato con vero piacere.

Affinare un formaggio è una vera e propria arte che non si può improvvisare ma richiede anni e anni di esperienza sul campo perchè il formaggio è un alimento vivo e un errato trattamento può provocare irrimediabili conseguenze come infiltrazioni di muffe cattive. Il formaggio reagisce alle diverse condizioni climatiche. Affinare' un formaggio vuol dire portare il prodotto, dopo la fase di stagionatura, a una qualità superiore da quello di partenza e a un gusto arricchito di odori, e sensazioni.

Diventare affinatori di formaggi vuol dire avere anche la volontà di mantenere vivo un settore di mercato messo in pericolo dalla multinazionalizzazione, dalla fretta a discapito della qualità.
La lavorazione in affinamento è molto laboriosa, ci sono i cali di peso e i costi legati a più o meno lunghe stagionature. Pero' fare le cose con calma, senza fretta del guadagno tutto e subito alla lunga questo ripaga.

Ma tutto questo discorso ha senso se alla base c'è una conoscenza del valore del cibo. Non dobbiamo "riempire" il nostro stomaco e basta. Riempirlo si ma bene. Con prodotti di qualità, che ci fanno bene, dei quali si conosce la provenienza e la lavorazione. E se già alla base riusciamo ad avere tutto questo, non si corre il rischio di vedere quel grande divario tra prodotto commerciale e prodotto artigianale...nel senso che purtroppo, siamo abituati a "buttare" nel carrello della spesa la prima cosa che ci capita o la cosa scontata, non guardando nemmeno l'etichetta di provenienza. Si corre cosi' il rischio di acquistare un prodotto di bassa qualità, a discapito del gusto, della qualità e di un'alimentazione sana.
E ci sarà sempre il grande divario tra quello che costa "poco" e costa "tanto". Dimenticando che quel "tanto" è il frutto di "tanto" lavoro e tanti investimenti.

Antonio Carpenedo dice che non essendo piu' giovane dorme poco e cosi' nascono le idee per scoprire profumi e aromi nuovi. Ecco che nascono allora il Formaggio Ubriaco, col marchio registrato di loro proprietà. La gamma degli "ubriachi" é vastissima e pregiata e ognuno ha la sua caratteristica. Il fruttato ed elegante Prosecco, l'intenso Recioto, il robusto e sobrio Barbera, il tipico e intenso Raboso, il profumatissimo Fragola Clinto, al divino ed esoso Amarone fino al superbo Torcolato di Breganze.






E il Vento d'Estate, uno dei tanti "barricati", cioè selezionati in botti di rovere francese, nasce quasi per caso.....
Ci ha raccontato............... che i suoi genitori, Antonio e Giuseppina, di ritorno dal Grappa, dopo essere andati a prendere il Morlacco d'Alpeggio, trovarono sulla loro strada un trattore carico di fieno appena tagliato. Lo superarono, lo fecero fermare e ne riempirono il baule della macchina. Il tutto tra lo stupore del proprietario. Dopo vari esperimenti, è nato un formaggio che porta i profumi del fieno.
Infatti, quando ha aperto la barrique contenente questo formaggio, appositamente per noi, voi non avete idea del profumo che si è sprigionato nell'aria! E che gusto!


..........esperimenti.....



...camere segrete assolutamente off limits...dove si produce il buonissimo e particolarissimo Blu 61



Una volta salite dalle cantine dove abbiamo potuto vedere che tesoro viene sapientemente conservato,....



abbiamo trovato una tavola imbandita con formaggi deliziosi a dir poco!


E anche la degustazione è un 'arte. Non si improvvisa. Ma anche nel mio piccolo, sono riuscita ad apprezzare e "capire" aromi e profumi dei formaggi che ci hanno fatto degustare. Richiede concentrazione, essere a stomaco vuoto, senza forti profumi sulle mani, con la bocca "pulita" da aromi forte tipo caffè, menta, sigaretta...
E la sequenza dell'assaggio è simile a un rituale e deve rispettare delle sequenze rigorosissime: prima i formaggi freschi e delicati, poi quelli mediamente stagionati e alla fine quelli a lunga maturazione.

E la cosa bella, durante il viaggio della degustazione, è che tutti i sensi vengono coinvolti.
L'udito perchè con le nocche o con un apposito martelletto, durante la percussione, si "sente la risposta" che determina la presenza di difetti e il grado di maturazione.
La vista per valutare lo spessore della crosta e del sottocrosta, della pasta, il numero e il diametro delle occhiature e il colore dell'erborinatura.
Il tatto valutando la consistenza della pasta, confermato poi dalla degustazione e masticazione.
L'olfatto che è la parte piu' difficile, perchè richiede un notevole addestramento. Va annusato per qualche secondo e si deve cercare di scomporre l'odore nei diversi aspetti. Si puo' ripetere la cosa dopo 5-10 secondi ma non piu' di tre volte perchè interviene la "fatica sensoriale" che crea confusione. La gamma di sensazioni che si puo' percepire si puo' dividere in otto macro-categorie:
sentore di latte e derivati (yogurt, panna ecc...), sentore vegetale e di erbe aromatiche (erba tagliata, fieno,funghi....),sentore floreale (rosa, violetta, acacia....), sentore fruttato (agrumi, noce, mela...), sentore tostato (caffè affumicato, frutti secchi tostati....), sentori animali (letame, cuoio,lana....), sentore speziato (vaniglia, chiodo di garofano,noce moscata....), sentori diversi (rancido,cantina,cotto,muffe,legno....)
Il gusto che si differenzia sulle diverse parti della nostra lingua basato su quattro sensazioni primarie:
Dolce avvertibile sulla punta della lingua
Acido nelle zone laterali anteriori e sublinguari
Salato nelle zone laterali e dorsali
Amaro alla base della lingua

Quindi, se acquistiamo un formaggio di qualità, cerchiamo di non trangugiarlo in un boccone, ma di "sentirlo, guardarlo, annusarlo e gustarlo".

Inutile dire che anche da qua, siamo usciti con un graditissimo omaggio. Una serie di formaggi che abbiamo avuto modo di degustare  sul posto, da portare a casa per continuare ad assaporare ed elaborare sicuramente in una ricetta, da dedicare a chi in questi due giorni, ci ha fatto scoprire tanto.
Professionalità, dedizione, amore per il territorio e i suoi frutti, fatica, ma anche tanta soddisfazione.

e a chiusura del tour un grazie corale a tutte le blogger che mi hanno fatto compagnia e condiviso ogni tappa di questo fantastico viaggio cultural-enogastronomico, a chi ha organizzato e reso possibile tutto questo AifbZeta GroupOrtoRomiConsorzio tutela Radicchio Rosso di Treviso IGP e Radicchio Variegato di Castelfranco Veneto IGPIstituto alberghiero di Castelfranco Veneto, e ai produttori che ci hanno aperto le porte delle loro Aziende, Fraccaro Spumadoro, Ristorante FevaAzienda Agricola Bellia ClaudioRistorante San Martino che con fatica, amore, serietà, dedizione, gioia, difendono un grande patrimonio che viene tramandato da generazione in generazione.

Grazie!!!




Aifb in tour con Radicchio tra le Stelle.....la classe non è acqua.....



Quando entri in un ristorante elegante, accolto in maniera impeccabile ma non distante, dove  l' atmosfera ovattata, la cura e raffinatezza nei dettagli non sono ostentati ma ti mettono a tuo agio e la professionalità, la cura e la bellezza delle portate ti fanno dimenticare il trascorrere del tempo....vuol dire che sei nel posto giusto al momento giusto, con la gente giusta e che te lo meriti.
Mi è già capitato di provare questa sensazione, in un ristorante nel ferrarese, dove una volta all'anno, andiamo, perchè è bello regalarsi un momento per sè stessi, di coccole, ottima cucina e piacevole atmosfera una volta ogni tanto. Ed è piacevole scoprire che ci sono altre realtà sul territorio che regalano queste sensazioni. Questa realtà si chiama Ristorante San Martino a Scorzè, dove sono stata ospite insieme ad altre blogger, durante il tour con Aifb e il Consorzio Tutela del Radicchio Rosso di Treviso IGP e Variegato di Castelfranco Veneto IGP e OrtoRomi
A conduzione familiare, sorto come Osteria del paese, gestito ormai alla quarta generazione, dalla signora Michela, il marito Raffaele, chef autodidatta, e le figlie, si è trasformato in un elegante e raccolto locale, dove le linee curve delle pareti, dei tavoli, degli arredi, dei servizi , e la qualità dei piatti serviti, non passano inosservati. E di essere presenti nella guida Michelin, Michela lo ha saputo da un cliente, che pensava che si dessero delle arie e aumentassero addirittura i prezzi! Scherzando, ha detto, che sono gente di origine contadina che lavora 20 ore al giorno e non hanno tempo a star dietro a queste cose!
E il tempo è trascorso lento, come se lo facesse apposta, per farci stare insieme il piu' possibile. Chiacchierare in assoluta scioltezza e assaporare raffinati piatti creati apposta per noi dallo chef  è stato un momento indimenticabile e assolutamente delizioso!

Il menu'.........


e la carrellata di piatti sfiziosi e raffinati......


e una "scoperta" che non avrei mai immaginato di fare...il caviale italiano! Si, questo "Uovo su uovo" con selezione di Caviar Giavieri era assolutamente fantastico! Una realtà tutta italiana, che si occupa della produzione e commercializzazione di caviale di storioni di origine russa, allevati in acquacultura dall'Azienda di Brada di Piave, che segue questi pregiati pesci in tutte le fasi dell' allevamento, dall'alimentazione, la temperatura dell'acqua, il rispetto dell'ambiente e il suo benessere. E il caviale viene confezionato direttamente e artigianalmente secondo gli insegnamenti dell'arte russa che ha come caratteristica la tradizione manuale. 

a me piace l'anguilla, quindi poterla gustare fumè in un tortello....una delizia


e la fantasiosa composizione e interpretazione del dolce, "Terra-terra" da parte della figlia, cosi' riservata e quasi intimidita per i complimenti ricevuti....la terra simulata dal pan di Spagna sbriciolato, la meringa era la neve, la barbabietola rossa altro prodotto della terra, e dall'uovo, ecco che esce del Radicchio croccante...un genio!



e come dicevo prima, il tempo sembrava essersi fermato...sembrava appunto! Ma non potevamo indugiare oltre!!! Ci aspettava un' altro appuntamento importante prima del rientro a casa!......