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mercoledì 14 dicembre 2016

Fartaies


Mentre guardo le fotografie sento nel naso il profumo di fritto e in bocca il gusto di questa meraviglia, e mentre scrivo due righe, i pensieri si riavvolgono all'indietro, di ...diciamo...una trentina di anni fa, giusto quelli che mi separano dall'ieri e dall'oggi. Quando, nel lontano ottobre 1986, in un periodo un po' "tormentato" della mia vita, conobbi un ragazzo carino, con una barba che lo faceva sembrare leggermente piu' grande della sua età, che suonava nella mia stessa orchestra, o io nella sua chissà...che per tre mesi di seguito, tra i brindisi e i tormenti di Tosca e di Adriana Lecouvreur, viaggi in pulman per le trasferte per i vari teatri, tra nebbie, applausi, arie, assolo, lacrime, si perchè io mi commuovevo sempre, una tragedia riuscire a suonare, pause, panini al volo, pranzi, pizze, risate, confidenze, è stato un po' il mio "angelo custode", tanto che il settembre dell'anno seguente siamo diventati "per sempre".
Già da appena "nuizi", cioè fidanzati, mi ha portato a Cortina d'Ampezzo, ah si, perchè lui è ampezzano. Ho dei bellissimi ricordi di questo nostro inizio, nella sua terra, le sue montagne che facevano da cornice alla valle, la sua casa appena fuori dal centro, dalla quale si vedeva il campanile della chiesa illuminato di sera, e i tetti delle case, lontano da tutto e da tutti, specialmente durante la stagione turistica, dove i vipssss o quelli che se la tiravano, facevano le vasche avanti e indietro, tra pellicce e gioielli, dove ti capitava di vedere una Marta (Marzotto) o un Barilla o uno Sgarbi, un Christian (De Sica), un Kristian (Ghedina) o altri personaggi del jet set...
D'estate si andava "a fare legna" nel bosco, perchè cosi' erano le "regole", in agosto alla " Fèsta de ra Bàndes" (Festa delle Bande), con la sfilata dei Corpi bandistici che arrivavano dalle valli limitrofe e anche da piu' lontano lungo Corso Italia, nei loro caratteristici costumi, alle sagre dei vari sestieri dove si mangiavano i piatti tipici e poi a dicembre si aspettava San Niccolo'  che arrivava con gli angeli e la gerla piena di doni, disturbato dai diavoli, che facevano veramente paura, con le loro maschere, corpo peloso e catene sbattute sul terreno....e avanti cosi' per anni e anni.....

Cosi' ecco che questo dolce tipico, preparato durante le sagre e le feste, l'ho ambientato in atmosfera natalizia....
Ovviamente lo ha preparato mio marito, visto che è una ricetta della tradizione che non ammette "imitazioni".
Per curiosità sono andata a cercare in rete, e alla parola fartaies, ho visto di quelle robe, che subito mi sono "agitata". E qui divento davvero "esigente" e "cattiva". Se una cosa non la sai fare o la fai male, anzi proprio brutta brutta, non farla o non pubblicarla. O meglio, falla, fino a quando non si avvicina il piu' possibile all'originale, e poi decidi....perchè il web, è l'occhio sul mondo, chiunque puo' farsi un'idea di come puo' essere questa o quella ricetta. E siccome l'Italia e il mondo, sono pieni di ricette della tradizione, è doveroso provarle ma anche non stravolgerle, destrutturarle, "violentarle". Ci sono piatti della tradizione che vanno fatti cosi e basta. Che già hanno le loro "interpretazioni" perchè ogni famiglia ha la sua di tradizione e di segreto. Figuriamoci uno che arriva "da lontano" che si da magari le arie di aver interpretato questo o quello, alla perfezione!
Perchè non si puo' fare la Cassoeula senza verzini "perchè non ti piacciono o non li digerisci", i Pizzoccheri con la mozzarella e senza aglio "perchè se no sono pesanti", la Parmigiana con le melanzane cotte al vapore "perchè sono piu' leggere".....giusto per far capire il mio concetto.
Quindi, se io vedo un "vermicello" sottile di pasta fritta quasi bruciacchiata...ma anche no, grazie!

Qua, la ricetta tramandata da generazioni, ovviamente "ad occhio" perchè cosi' è, ma per l'occasione (e sotto tortura), con gli ingredienti pesati....
Nelle valli ladine è conosciuto con il nome singolare di Furtaia, nella Provincia Autonoma di Trento Straboi mentre nella Baviera, Strauben , che in tedesco (straub), vuol dire tortuoso,arricciato, scompigliato.

Ingredienti
6 uova
la buccia grattugiata di due limoni
½ bustina di lievito per dolci
1 cucchiaio di zucchero a velo
1 bicchierino di grappa o rum
500 g. di farina
250 ml. di latte
Strutto o olio per friggere.

Esecuzione
Sbattete bene le uova, ed aggiungete gli altri ingredienti uno alla volta, mescolate bene fino ad ottenere una pastella morbida. Scaldate abbondante olio in una padella larga e bassa. Prendete un imbuto e riempitelo di composto, tappando il buco sottostante per non farlo scendere, e quando siete pronti, togliete il dito e fate cadere la pastella nell’olio caldo partendo dal centro e muovendo l’imbuto in maniera circolare, dando una forma di spirale alla frittella. Friggete fino a che prende un colore dorato. Asciugate con carta forno in modo da togliere l’olio in eccesso , spolverizzate con zucchero a velo, servire calda accompagnata, se volete, da marmellata di mirtilli rossi.


con questa ricetta partecipo al Giveaway di Simona

Giveaway Di Natale di Batuffolando Ricette

mercoledì 7 dicembre 2016

Aspettando Cio Cio San.....


Rieccomi. Dopo un letargico semi abbandono del blog, solo qualche ricetta ogni tanto, vuoi per tanti motivi, piu' e meno seri, la non voglia di cucinare, pubblicare, senza stimoli, eventi luttuosi ecc, eccomi in sordina di nuovo in scena.
E lo faccio con un "progetto" che mi frulla in testa da tanto, ma che per vari motivi non ha mai preso il via. Quello di dedicare una pagina del mio blog a musica e cucina, una sorta di Storia della Musica tra i fornelli, i piatti preferiti dai musicisti, le curiosità e tutto quello che mi viene in mente.
Ora, complici gli eventi, rieccomi di nuovo alla tastiera del pc per la "prima puntata".
Gli eventi sono che prima di tutto oggi è la festa di Sant'Ambroeus, per i milanesi è festa patronale (aldilà del fatto che non si va a lavorare, e per questo infinitamente lo ringraziamo, dovremmo ricordarlo anche per quello che ha fatto e lasciato nel corso della sua vita, ad esempio nella liturgia con il canto ambrosiano, o ricordato con il premio Ambrogino d'oro conferito dal Comune di Milano alle persone che si sono meglio contraddistinte con atti eroici o importanti.
Poi vengono allestite le bancarelle alla Fiera degli Gli Oh bej! Oh bej! che rappresentano una delle più antiche tradizioni milanesi: le prime origini storiche risalgono al 1288, periodo in cui una festa in onore di Ambrogio si svolgeva nella zona dell'antica Santa Maria Maggiore.
Ma le origini dell'attuale festa risalgono al 1510 e coincidono con l'arrivo in città di Giannetto Castiglione, primo Gran Maestro dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Egli era stato incaricato da Papa Pio IV di recarsi a Milano, nel tentativo di riaccendere la devozione e la fede verso i Santi da parte dei cittadini ambrosiani.
Arrivato nei pressi della città, Giannetto ebbe il timore di non venire accolto con favore dalla popolazione milanese, la quale non aveva mai manifestato forti simpatie nei confronti del Papa. Era inoltre il 7 dicembre, giorno in cui si festeggiava il patrono Ambrogio, in coincidenza con l'elezione vescovile del santo avvenuta il 7 dicembre 374. Decise allora di approntare un gran numero di pacchi, riempiti con dolciumi e giocattoli. Entrato a Milano iniziò con il suo seguito a distribuire il contenuto dei pacchi ai bambini milanesi, i quali si erano radunati intorno al corteo insieme ad una gran folla di cittadini.
Da allora si cominciò ad organizzare, nel periodo della festa dedicata ad Ambrogio, la fiera degli Oh bej! Oh bej!. Venivano allestite bancarelle di vestiti, vecchi giocattoli, e soprattutto di prodotti gastronomici. Tipici dell'epoca, insieme con mostarde e castagnaccio, erano i firòn: castagne affumicate al forno, bagnate di vino bianco e infilate in lunghi spaghi.
Le origini del nome Oh bej! Oh bej! risalgono ancora una volta all'episodio dell'ingresso in città di Giannetto Castiglione. Infatti il nome deriva dalle esclamazioni di gioia dei bambini milanesi che accettavano i doni dell'inviato papale: l'espressione lombarda "Oh bej! Oh bej!" significa "Oh belli! Oh belli!". Oggi, queste bancarelle hanno perso un po' della loro "originalità" e "cultura", in quanto si trovano anche cineserie ecc....
E poi, l'evento mondano per eccellenza, la Prima al Teatro alla Scala, tempio della lirica, orgoglio milanese. Il teatro prese il nome dalla chiesa di Santa Maria alla Scala demolita per far posto al Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala. Qui si sono succeduti nel tempo, i piu' importanti Musicisti compositori, Direttori d'orchestra, Cantanti, Registi, Scenografi e Costumisti. Basta dire semplicemente La Scala, e si capisce a che cosa ci si riferisce.
In questa occasione mondana, personaggi vip o anche no, politici e quant'altro, fanno sfoggio di opulenti  sfarzosi gioielli, abiti sontuosi, striminziti, azzardati, ridicoli, improbabili, tutto per far colpo, per far parlare di sè, e magari che facciano un'opera o un'altra a loro poco importa....perchè sinceramente vorrei sapere quanti di loro davvero apprezzano questa giornata esclusivamente per l'evento musicale e non per trucco e parrucco!
La "solita" Prima, con le "solite" contestazioni che fanno da contorno alla passerella del pubblico vip.

Quest'anno un'opera a me tanto cara, che mi fa piangere davvero come una fontana tanto è toccante. Infatti nel libretto viene definita "tragedia giapponese": Madama Butterfly di Giacomo Puccini nella prima versione del 1904, fischiata dal pubblico, che costrinse Puccini a rivedere alcune cose, come ad esempio l'aria "Addio fiorito asil" per rendere meno crudele il personaggio di Pinkerton.
Puccini scelse il soggetto della sua sesta opera dopo aver assistito al Duke of York's Theatre di Londra, nel luglio 1900, all'omonima tragedia (Madame Butterfly) in un atto di David Belasco, a sua volta tratta da un racconto dell'americano John Luther Long dal titolo Madam Butterfly, apparso nel 1898.


Qui la trama dell'opera completa. Che riassumendo, è la tristissima storia d'amore tra una giovane quindicenne, che si sente "vecchia di già", ( quindici anni, l'età dei giochi e dei confetti) scelta in sposa da un sottotenente della Marina degli Stati Uniti, che la sposa per 999 anni, che mette incinta, che abbandona per ritornare in America, dove si risposa. Cio Cio San, che non lo ha mai dimenticato e sempre aspettato, e sempre rifiutato le promesse e le avance dei piu' ricchi uomini giapponesi che offrivano grandi ricchezze pur di sposarla, scopre che la nave del suo grande amore è ritornata, allora si prepara ad accoglierlo nuovamente per tutta la notte. La scena con il  Coro a bocca chiusa è veramente emozionante!
Lui  si reca nella casa di Butterfly (Cio Cio San) con la moglie Kate, dove scopre che dall'amore con la giovane bimba giapponese è nato un figlio, che rivuole. Quando vede come ha preparato la stanza per accogliere il suo ritorno, straziato canta  Addio fiorito asil.... Arriva Cio Cio San, che si accorge della presenza della bionda e giovane moglie, capisce tutto, e promettendo di lasciare all'uomo che ha sempre amato, il bambino, al riparo di un paravento, dopo aver salutato il figlio , si uccide perchè "con onor muore chi non puo' serbar vita con onore"....

E ora, vado a prepararmi per la mia prima casalinga....ovviamente ho scritto il post con il sottofondo della Butterfly, mi siedero' sul divano, certamente in teatro è un'altra cosa, insieme a mio marito, che questa volta non suona e che quindi potrà gustarsela come spettatore, e insieme ci godremo questa spettacolare opera, con fazzoletti di scorta per me, perchè già so come va a finre tutte le volte.....

e poi vi lascio un vecchio contributo culinario per omaggiare questa giornata nipponica, i Maki, che sinceramente non hanno niente a che vedere con la vera cucina giapponese, ma fanno tanto "oriente"
Quando mio marito era in tournè in Giappone, siamo andati a trovare Seiji ed Etsuko, i nostri amici, che ci hanno portato in un vero ristorante giapponese, con del vero cibo giapponese, che non ha niente a che vedere con quello che ci propinano nei All you can eat nati come funghi in ogni angolo delle nostre città.

Bene, nell'augurarvi buon Sant'Ambroeus, buona visione e buon ascolto ... al prossimo atto....


lunedì 21 novembre 2016

Tiramisu' salato...in punta di piedi, di scalpello e arie...


Bene. Non avevo tempo per bissare. Ma siccome poi mi sono venute milamila idee...tanto valeva fare i salti mortali per riuscirci. Tutta colpa del tema della sfida per l' Mtc
La prima cosa che devo cercare di fare è quella di sintetizzare la mia ispirazione, perchè nella mia scorsa ricetta mi sono ...dilungata un tantino tanto! Arduissima impresa...
Anche perchè altrimenti faccio morire la povera Susy May del blog Coscina di Pollo, vincitrice della scorsa sfida sulle Tapas, che si deve leggere tutte le ricette delle partecipanti....
Che cosa mi ha ispirato questa volta, a tal punto da farmi bissare?
Il lato sensuale e sexy del tema, che ho ampiamente esposto qui ? Boh, forse si, ma in maniera diversa. Mi sono domandata " Che cosa è sensuale, che cosa ispira sensualità, che non sia procurata da uno sguardo, un abbraccio, una carezza, un bacio?" quindi non da una percezione sensoriale tattile ma da un altro fattore? Subito, e non so perchè, mi è venuto in mente il colore bianco, le statue del Canova, la Galleria grande della Reggia di Venaria, Roberto Bolle, Farinelli, e alcune arie delle opere verdiane e pucciniane.... intricato? Forse. Folle? Anche.

Ditemi voi se non sono sensuali queste meraviglie...


Quando durante un blogtour  organizzato per Aifb ci hanno portato anche a vedere la Gypsoteca del Canova a Possagno, ecco, li ho sperimentato personalmente cosa vuol dire essere colpiti dalla Sindrome di Stendhal. Appena sono entrata nel salone che raccoglie i gessi delle sue opere, ho sentito un brivido percorrere tutta la schiena, la pelle d'oca, ho aperto la bocca facendo uscire uno strozzato "Oddddioooo", spalancato gli occhi e mi sono pure messa a piangere per l'emozione! Mi sono dovuta sedere, perchè davvero ero cosi' scossa da tutto quel bianco, magnificenza di quello che si presentava davanti ai miei occhi, che mi girava persino la testa.
Queste statue cosi' immacolate, che sembravano reali, nei loro movimenti, sguardi, muscoli scolpiti in ogni particolare, i capelli, prima in gesso e "freddo" marmo poi, mi trasmettevano emozioni uniche. E quel viso con i "chiodini" neri? Sono i rèperi, l'unità di misura per il passaggio dalla struttura in gesso alla scultura finale in marmo. La sensualità negli abbracci, negli sguardi, nei corpi avvinghiati e intrecciati, nelle bocche socchiuse. La sensualità fatta arte. O forse il contrario?
La stessa cosa, l'ho provata recentemente, quando siamo stati a visitare la Reggia di Venaria, la Galleria grande....mi sono appoggiata a mio marito, mentre guardavo quel salone infinito.

Roberto Bolle...va bene , parliamone...posto che ho una figlia che stravede per lui, che quando ha saputo che il suo papi, lo incontrava tutti i giorni quando era in Scala a suonare i quel periodo, e che non ha mai scattato una foto con relativo autografo, "Son li a suonare, mica a fare foto" " Si, ma ti rendi conto che è Bolle? Andavi su nella sala prove o nel camerino e potevi dire e' per mia figlia!!", (il papà brutto ora tornava utile...ahaha). Ve lo immaginate mio marito che punta Bolle tra una prova d'orchestra e un suo plié?! ahaha
E sempre la figlia che ad una rappresentazione di Romeo e Giulietta , nel bel mezzo dello spettacolo, negli assolo e nei Pas de deux, esclama, nemmeno tanto a bassa voce "Ma ti rendi conto, guarda che cosce, guarda che sedere che ha, che fisico, che spreco pero' porca miseria. Ma guarda questo che sminchio che è (rivolto ad un altro ballerino della compagnia), mentre io guardo in tralce la mia vicina di poltrona, sperando che non abbia sentito e invece ha sentito benissimo e sorride, mentre io penso ehhh gli ormoni della gioventu'...e i miei...eh...si, lo confesso, anche alla mamma piace Bolle, ovvio, ha una perfezione tale ed una bravura mostruosa, chi non rimane conquistata dal suo fisico! Io trovo sensuale anche La danza dei cavalieri, nelle movenze di tutti i personaggi, forse perchè tutto è sottolineato anche dalla musica che scandisce il movimento dei corpi.
Qui, nella scena del balcone e poi qui, nella scena della camera da letto, dove lui si accorge che lei è "morta" e la prende tra le braccia cercando di farla rinvenire? Oltre che ad essere un momento straziante e di una bellezza senza pari, è di una sensualità indescrivibile.
Poi, a guardare il candore della crema di mascarpone ai formaggi, mi viene in mente il candore delle ballerine in tutu' nel Il lago dei cigni e sempre lui. Bolle anche nella La bella addormentata nel bosco (completo), o nel Pas de deux o nell' assolo.... sono senza speranza.


La danza, espressione dei corpi, dove nel piu' assoluto silenzio della voce, i ballerini devono trasmettere, mimare la tragicità del momento, l'amore, la gioia, la disperazione, la vita e la morte, accompagnate dalla musica che fa tutto il resto. Secondo me, la forma d'arte piu' completa e toccante nel panorama artistico.
E se vogliamo sconfinare nei balli di sala, come non citare Shall we dance? I corpi che fluttuano nei loro abiti lunghi ed eleganti, leggeri come aria, in un abbraccio cosi' sensuale, gambe che si intrecciano e si lanciano in figure ben precise o improvvisate. In fin dei conti, la parola "tango", prima persona dell' indicativo presente "tangere", toccare, vuol dire quindi "io tocco". E nel tango, il linguaggio dei corpi, che si lasciano trasportare anche dall'improvvisazione, urlano e trasudano sensualità ed erotismo.

E ora veniamo a Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi, il piu' famoso castrato della storia della lirica, piu' conosciuto con il nome di Farinelli.  Il padre Salvatore, grande appassionato di musica fece studiare Riccardo, il maggiore, da compositore e Carlo da cantante. Fu il fratello Riccardo a volere per Carlo la castrazione, eseguita poco dopo la morte del padre, avvenuta nel 1717. La castrazione è un'operazione chirurgica che consente ai maschi di poter conservare la propria voce di soprano o contralto prima che lo sviluppo possa modificarla.
All'epoca era d'uso, se non proprio obbligatorio, per chi intendeva intraprendere la carriera di cantante, la pratica di scegliere un nome d'arte, che poteva esprimere o significare diverse cose e conferire all'artista una certa personalità e farlo distinguere da tutti gli altri. In pratica, era come un marchio di fabbrica che doveva dare immediatamente l'idea del personaggio ed aiutare a farlo ricordare e a metterlo in mostra.
Sull'origine del nome Farinelli, o Farinello, ci sono tre ipotesi, la prima che derivasse dalla professione del padre Salvatore, il quale però mai esercitò la professione di mugnaio, né commerciò mai in farina, grano o granaglie. Più nobile l'associazione con la famiglia Farinel, violinisti e compositori provenienti dalla Francia ed in Italia girovaghi per tendenza e necessità. I Farinel però non vissero mai nel napoletano, né ebbero in famiglia un parente cantore evirato.
Resta soltanto quella che è l'ipotesi più accreditata, l'associazione con la nota famiglia di avvocati Farina, uno dei quali lo protesse e probabilmente lo finanziò durante il periodo in cui studiava col Porpora. Mori' all'età di 77 anni, in solitudine e in malinconia, nella villa sontuosa che aveva fatto costruire apposta a Bologna, che è andata distrutta purtroppo.


Il bellissimo film, premiato con il Golden Globe e con una nomination agli Oscar fu interpretato da Stefano Dionisi, mentre nelle parti cantate, per riprodurre la particolare voce di un castrato, sono state registrate separatamente le voci di un soprano donna, Ewa Małas-Godlewska, e di un controtenore uomo, Derek Lee Ragin, poi mixate con mezzi digitali. In queste celebri arie, tutta la sua bravura e particolarità della voce, che faceva svenire alcune dame e anche uomini del pubblico che lo ascoltava, per l'emozione che suscitava : Lascia ch'io pianga e Ombra fedele anch'io,

E per concludere, la semplicità, innocenza e sensualità nelle parole, nelle dichiarazioni d'amore di alcuni dei protagonisti dell'opera lirica, mai sguaiati o fuori luogo, quasi "fuori tempo" e "ridicoli" se paragonati a quelli dei giorni nostri.

Il tenenete Pinkerton che nella Madama Butterfly canta alla neo sposa Cio Cio San : Bimba dagli occhi pieni di malia, ora sei tutta mia. Sei tutta vestita di giglio. Mi piace la treccia tua bruna fra candidi veli.......Vieni, vieni! Vien, sei mia!

Il pittore Mario Cavaradossi che in Tosca, ricordando gli attimi d'amore con la sua Floria Tosca: E lucevan le stelle, Ed olezzava la terra. Stridea l'uscio dell'orto e un passo sfiorava la rena. Entrava ella fragrante, Mi cadea fra la braccia. O dolci baci, o languide carezze, Mentr'io fremente le belle forme disciogliea dai veli! qui decisamente piu' spinta rispetto alla prima...

E le castissime parole di Rodolfo che ne La Boheme canta : O Mimì, tu più non torni. O giorni belli, Piccole mani, odorosi capelli, Collo di neve! Ah! Mimi,

Il mio viaggio cultural-gastronomico si conclude qui....un gustoso tiramisu' salato, con una crema di mascarpone ai formaggi dal bianco abbagliante, affiancato dal radicchio rosso, per omaggiare la terra veneta, gli amori impossibili tra Romeo e Giulietta, il rosso dell'amore, il candore delle opere canoviane, e la cipolla caramellata, per dare "quel certo non so che" a tutto quanto.


per i savoiardi salati

Ingredienti
70 g g di albumi a temperatura ambiente
45 g  g di tuorli a temperatura ambiente
70  g di farina 00 setacciata
5 g di sale
5 g di zucchero

per la crema di mascarpone
250 g di mascarpone
 80 g di caprino
 80 g di Parmigiano grattugiato

1 cipolla
4/5 foglie di radicchio di Treviso
semi di papavero q.b.
zucchero q.b.

per il brodo
cipolla, sedano, alloro, carota

Esecuzione
Preparate i savoiardi salati montando a neve fermissima gli albumi aggiungendo lo zucchero e il sale (circa 10-15 minuti con le fruste elettriche).

In un piatto sbattete i tuorli con una forchetta, poi uniteli agli albumi delicatamente con una spatola in modo tale da non smontarli.
Aggiungete metà della farina e incorporate delicatamente al composto, poi unite l’altra metà e procedete allo stesso modo.
Mettete il composto in un sac-à-poche con bocchetta liscia del diametro di 1 cm circa e preparate 2 teglie coperte di carta forno, stendete il composto in strisce di 5-6 cm ciascuna.
Spolverizzate leggermente con dello zucchero e mettete in forno preriscaldato a 200° per circa 5-6 minuti.
Trascorso questo tempo, i vostri savoiardi saranno cotti e avranno formato una leggera crosticina croccante. Estraete dal forno i vostri biscotti e fate raffreddare.

(io ho avuto un "incidente di percorso"....piu' che a savoiardi, la prima infornata assomigliava a lingue di gatto....siccome non ero assolutamente soddisfatta, li ho rifatti e la seconda volta sono riusciti decisamente meglio, anche se il risultato puo' essere migliorato)


Preparate il brodo di verdure e lasciate raffreddare

Mescolate il mascarpone con i formaggi fino ad ottenere una crema morbida. Se dovesse risultare troppo compatta aggiungete un cucchiaio di latte.

Tagliate sottilmente la cipolla, fatela imbiondire in un tegame con un goccio di olio extravergine d'oliva e aggiungete alla fine un paio di cucchiai di zucchero e fate caramellare.
Tagliate sottilmente anche il radicchio e fatelo appassire in una padella per pochissimi minuti, con un goccio di olio extravergine d'oliva

In una coppetta, fate un primo strato con i savoiardi leggermente imbibiti nel brodo di verdure, crema ai formaggi, un pizzico di semi di papavero, la cipolla caramellata, savoiardi, crema ai formaggi, semi di papavero, radicchio e cosi' via fino al bordo della coppetta. Terminate con un pizzico di semi di papavero.... ma non vi sembrano i rèperi?......







con questa ricetta partecipo alla sfida n. 61 di Mtc








martedì 15 novembre 2016

Il tiramisu' e I ponti di Madison County


 Appena vista la ricetta per la sfida n. 61 di Mtc, proposta dalla vincitrice Susy May del blog Coscina di Pollo, uaooooo....ma non puo' essere cosi' semplice, mi sono detta!Infatti poi, leggendo bene il regolamento, una serie di "te possino" mi sa che l'hanno raggiunta nell'immediato.
Se per alcune sfide precedenti, ho inizialmente avuto un vuoto creativo, per questa c'era un baratro! Si, perchè la ricetta è il Tiramisu', il che, direte voi, cosa vuoi che sia. Certo, niente di che, se non fosse che non deve essere un "semplice" tiramisu', ma che sia "sexy" "sensuale", ispirato/dedicato ad una icona sexy del cinema, ad una scena, momento ecc. ecc.
Ecco, qui il baratro. Ho "sfogliato" mentalmente i nomi e visi di attori e attrici famose, personaggi di fumetti, che potessero ispirarmi il tema. Qualcuno degno di nota. Niente. Ho forse terminato gli ormoni? Ho già raggiunto la pace dei sensi? Cosa è sexy e cosa no? Come interpretare un morbido tiramisu' senza scadere nel volgare o fraintendimenti? La parola sexy non è uguale per tutti. Sexy puo' essere un gesto, uno sguardo, il tono della voce....
Ma lo specchio mi rimanda una figura dove alcune parti del corpo sono inesorabilmente e inevitabilmente richiamate dalla forza di gravità....e insomma, non è che mi garba tanto stà roba, ma tant'è....ma io poi...sono mai stata sexy? Forse, ma dico forse, una volta, ormai "grande", 25enne, quando per una trasmissione che dovevamo fare per Canale 5, la sarta mi telefono' a casa per sapere all'incirca le misure per confezionare l'abito e io ho bisbigliato, vergognandomi come una ladra 90-60-90 "Come scusi? non ho sentito!" " NOVANTA-SESSANTA-NOVANTA". " Ahhhh complimenti signorina, ma lo sa che ha le misure perfette?". Ecco, forse ho raggiunto il lato sexy con quell'abito di scena, grigio perla, dallo spacco inguinale, scollo troppo scollo, tacco 12
Certo, per una che va a dormire con un imbarazzante pigiama felpato con su gli orsacchiotti, come se abitasse in Lapponia, che si avvicina di piu' alla Bridget Jones imbranata, ma cosi' genuina e simpatica e sexy a modo suo (pero' non ho i suoi mutandoni nè), che non alla Jessica Rabbit...
tenuta imbarazzante come la maglia con su la renna del bellissimo Colin Firth....

Poi, succede il "miracolo". Mentre ero nella sala d'aspetto dell'ospedale, in attesa di una visita, luogo che ispira sicuramente scene sexy e ricette...ecco che mi sono incominciati a ballare per la testa, possibili candidati, degni di entrare di tutto diritto nella sfida piu' "sessssssi" dell'Mtc.
Da che non avevo nemmeno un nome, eccone qua una serie che mi piaaacciono e che mi intrigano assai. Non ci sono tutti e nemmeno sono in ordine di "apparizione", perchè mi sarebbe costato un ulteriore spremimento di meningi stilare una classifica dettagliata. Sono loro, punto e basta. Un elenco magari discutibile, ma ovvio che ognuno ha i suoi gusti. Certo, Jonny Dep in Edward mani di forbice, dirà qualcuna....ma è cosi' intrigante! E alcuni come sono nel presente, non giovinotti aitanti e di primo pelo, "bambolottoni"  tartarugati e depilati come se fossero lombrichi, che se la tirano come non mai e che mi fanno parecchio senso, piuttosto che intrigarmi. Comunque, già era un inizio inquadrare le mie "icone sexy" del cinema, e poi decidere come svolgere il tema....piu' facile a dirsi che a farsi pero'. Sicuramente esistono anche le icone sexy al femminile, ma abbiate pietà, ho già preteso troppo dal mio unico neurone....
Ora tra questi, scegliere colui che sarebbe diventato il protagonista del tema...era il passo successivo.


Ve ne racconto una cosi' tiro il fiato....cinque anni fa, Alice, la mia amica del cuore, organizzo' una festa a sorpresa per il compleanno del marito, mio amico prima di lei, invitando gli amici della nostra compagnia, tra i quali c'era anche il mio ex. Ovvio che prima mi chiese se ci fossero problemi, visto che avrebbe invitato anche mio marito.
Rassicurata dall'esito positivo della risposta, organizzo' la festa, riuscitissima, foto di rito, prima solo gli amici di vecchia data, poi gli amici con le rispettive mogli, mariti o compagne....ciao ciao, bella festa, vediamoci ancora, baci abbracci, mio marito che parla amichevolmente con il mio ex....
ci passiamo le foto, e Alice, nostra figlia, le guarda e... "ma chi é sto bellissimo qua?"... e io "Giulio, il mio ex moroso". Silenzio tombale. " E tu lo avresti lasciato per sposare papà????". La guardo con una faccia da ebete e lei continua a rincarare la dose...." Ma tu avresti lasciato questo figaccione per sposare papà cosi' brutto?"....ecco, carina proprio un sacco....bene, il figaccione che ho lasciato, dopo sette anni e mezzo di fidanzamento, assomiglia ad un attore qua sopra.....curiose? The winner is....anzi, was.... Jooooohn Travoltaaaaaa.....che ai tempi dei tempi assomigliava al Travolta dei tempi di Grease, ecco, per intenderci, senza il ciuffettone, ma proprio somigliante assai....e ora andiamo avanti va....che è meglio...e comunque il mio marito non è brutto ed è anche famoso in ambito concertistico. Ecco.

Ci siamo un attimo distratti nè! Bene, allora, prima mi viene in mente che tipo di tiramisu' preparare e poi far capolino man mano alcuni film che hanno "segnato" la mia vita, per le scene, i contenuti, le colonne sonore...

Il primo in assoluto Eyes wide shut, dove mistero, droga, sesso, rituali magici e inquietanti, accoppiamenti di ogni tipo, suspance, riempiono ogni minuto del film, senza lasciare un attimo di respiro. Dove niente è scontato, ma provocatorio. Non amo molto i due protagonisti, ma la vicenda, cosi' pazzescamente in bilico tra il reale e il surreale, ma è finzione o realtà alla fine ?, e le musiche che lo accompagnano sono pazzescamente coinvolgenti. Dal Waltz 2 from Jazz suite di Dmitrij Šostakovič, , Rex tremendae - Requiem di W. A Mozart , Nuages gris di F. Liszt ,  Musica ricercata No. II di György Ligeti,....

Poi Indovina chi viene a cena, sicuramente dai contenuti piu' casti, senza nessuna scena scabrosa o spinta, se non quella del bacio innocente che i due fidanzati si scambiano sul taxy, che li porterà a casa di lei, e dove annunceranno il fidanzamento, con reazioni, imbarazzi generali e disarmanti. perchè lei è bianca e lui è un nero, quindi viene affrontato un tema importante, quello dell' amore tra due persone di razza diversa, della paura delle chiacchiere della gente, la bigotteria, con attori fantastici, e quello che mi ha "conquistata", il bellissimo Sidney Poitier, Premi Oscar e Golden Globe e la "tenera" colonna sonora The glory of love di Frank de Vol

Il terzo Sul lago dorato, con due splendidi Henry Fonda e Katharine Hepburn, lui nell'ultimo film della sua lunga carriera, per il quale ha vinto il primo Oscar ed è stata l'unica volta che ha recitato insieme alla figlia Jane, e lei al suo quarto Oscar, primato rimasto ineguagliato. Film pluripremiato, Bellissima la colonna sonora On golden pond di Dave Grusin. La storia di questi due anziani coniugi che trascorrono la loro vecchiaia nel cottage chiamato appunto Golden Pond, nel nord del New England. Attimi di tenerezza, non quella prorompente, incontrollata, passionale degli adolescenti o degli amanti, che vediamo ad esempio in Unfaithful- l'amore infedele, per intenderci, ma una sensualità e sessualità piu' pacate ma non per questo meno sincere ed emozionanti. Vissute con un altro spirito, forse con la consapevolezza che ogni attimo è prezioso in modo diverso. Perchè anche da anziani si possono provare amore, emozioni, perchè dopo che i figli se ne sono andati, si riscopre la vera essenza delle proprie personalità, quella che si era magari accantonata per un po' in attesa che i figli crescessero, e ora che si è di nuovo soli, ecco che risale, non prorompente come da fidanzati, ma sempre bella e degna di essere vissuta. Il resto della vita da passare insieme magari non tutta sesso e improbabili posizioni, ma con altre sfacettature, perchè se alla base c'è del buono e roba di spessore, basta anche una sola delicata carezza e un bacio un po' tremante, a riscaldare il cuore, piu' delle posizioni del Kamasutra. (preciso che non siamo ancora allo stadio degli attori del film e che non utilizziamo il Kamasutra)

E poi veniamo al "protagonista" del tema, I ponti di Madison County diretto ed interpretato da Clint Eastwood con Meryl Streep, tratto dall'omonimo romanzo di Robert James Waller. Un film per il quale ho versato tante ma tante di quelle lacrime....
Ambientato nello stato dell'Iowa, narra della storia d'amore tra Francesca, una casalinga quarantacinquenne di origini italiane, e Robert, un fotografo cinquantaduenne. Momenti intensi sottolineati dai bellissimi brani I'll close my eyes Easy livingBlue gardeniaI see your face before meSoft windsBaby I'm yoursIt's a wonderful worldIt was almost like a songThis is alwaysFor all we knowDoes eyes. interpretate da fantastici musicisti in voga negli anni '50, o dalle voci "nere" penetranti al pari di Ella Fitzgerald e Billy Holiday che cantavano il blues, il jazz e i gospel.
La storia viene narrata attraverso i tre diari della donna ed alcuni altri significativi oggetti, lasciati in eredità ai suoi due figli, ai quali decide di raccontare il tradimento compiuto verso il loro padre, affinché la possano conoscere e comprendere intimamente. Francesca e Robert si conoscono in un momento in cui la famiglia di lei è fuori città per alcuni giorni, e tra i due si crea subito una forte alchimia: dopo il primo giorno trascorso insieme, sembra quasi che non riescano a separarsi. Nascerà presto un rapporto intensissimo che durerà però solo quattro giorni. Il quarto giorno Robert le chiede di lasciare tutto ed andare via con lui. Sensualissima la scena nella vasca da bagno e in tutti gli intensi momenti d'amore.
Ma posta davanti alla scelta di lasciare la famiglia, la vita monotona e scontata, per rifarsi una vita con un uomo che per la prima volta aveva riportato alla luce una forte sensualità, decide di stare con la famiglia, rinunciando all'amore della sua vita.
Straziante quella infinita, che lascia col fiato sospeso fino alla fine, di quando lei in macchina, sta per aprire la maniglia della porta per raggiungere Robert sotto un diluvio pazzesco e...... ( e Alice. nostra figlia, che mentre io piango come se non ci fosse un domani, urla "Ma noooooo, ma allora sei proprio pirla!!!")....
Solo dopo la morte del marito Richard, ormai anziana, Francesca decide di ricontattare Robert, ma scoprirà che è deceduto: le perverrà uno scatolone con molti ricordi che Robert ha lasciato per lei unitamente ad un libro di fotografie intitolato "Four Days - Remembering", a perenne memoria della loro meravigliosa quanto breve storia d'amore. Francesca si commuove, il loro sentimento è sempre stato vivo, anche nella lontananza forzata. Qui la scena che ti strappa il cuore....
I figli di lei, che inizialmente rimangono scioccati nell'apprendere la vicenda, della quale non nutrivano il minimo sospetto, dopo aver letto tutta la storia nei diari della madre, riusciranno a comprendere la dolorosissima scelta che Francesca ha compiuto e non oseranno biasimarla per il tradimento nei confronti del marito e loro padre Richard. Riusciranno a rispettare le ultime volontà di Francesca che ha disposto infatti di essere cremata e chiede che le sue ceneri vengano gettate dal ponte su cui è iniziata la sua storia d'amore con Robert (e dal quale si apprende che anche lui abbia chiesto ed ottenuto che fossero disperse le proprie ceneri). Il film si chiude sulla scena dei figli che si recano nel luogo dove sono state scattate le prime foto di Robert a Francesca, e, serenamente, disperdono le ceneri della madre......e io che singhiozzo in maniera imbarazzante.....

Ecco, cosi' ho inteso la mia ricetta. Non un "banale" e "solito" tiramisu', ma un dolce voluttuoso, sensuale, con la sorpresa della croccante frutta secca e il sensuale marron glacè, si, perchè a me il marron glacè ispira sensualità, va bene? al primo morso. Come le sorprese che accompagnano la nostra vita. Che a volte procede "banale" "semplice", senza colpi di scena, e tu ti aspetti che sia cosi', perchè ti sta bene cosi e non vuoi avere menate o colpi di scena, la vivi la vita, la assecondi, la affronti.  Ma ecco che arrivano "le sorprese" che possono essere piacevoli o spiacevoli. assurde, paradossali, ironiche, profonde, strazianti, decisive, intense, impreviste, vissute....

Nel primo film, sicuramente la provocazione, il tradimento nemmeno celato, che irrompe nella quotidianità, nel secondo, l'annuncio che ha colto di sorpresa i genitori, per quel fidanzamento inaspettato, osteggiato ma poi appoggiato, nel terzo, un nuovo modo di intendere la sensualità e l'amore di questi due anziani coniugi, e in ultimo, quella piu' intensa, straziante, vissuta, che ha portato un alito di trasgressione nella banalità e quotidianità della vita della protagonista.

Perchè tutti, forse, piu' o meno inconsciamente, con il corpo o con la mente, siamo stati su uno di quei ponti, chiusi volutamente, per celare agli occhi di tutti una intensa storia d'amore nascente.
Un bicchiere diverso per ogni "ponte". Perchè non ne esiste uno uguale all'altro. Perchè ognuno vive il suo ponte a modo suo.
Perchè che si voglia o no, se Forrest diceva "La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita", Francesca dice che "Noi siamo le nostre scelte".

Ingredienti
250 g di mascarpone
2 uova
2 cucchiai di zucchero
200 g savoiardi
4 tazzine di caffè amaro
cacao amaro q.b.
nocciole, noci, mandorle. marron glacè

Esecuzione
Tritate grossolanamente a coltello, la frutta secca e i marron glacè.
Dividete il tuorlo dall'albume, metteteli in due ciotole separate.
Aggiungere lo zucchero ai tuorli e mescolarli bene anche con l'aiuto di fruste elettriche.
Unite il mascarpone e mescolate ancora fino ad ottenere un composto liscio e denso.
Montate i bianchi a neve ferma e poi incorporateli alla crema di  mascarpone.
Inzuppate i savoiardi uno alla volta e sistemateli nei bicchieri (o altro contenitore), versateci sopra la crema di mascarpone, frutta secca e marron glacè, e proseguite facendo uno strato dopo l'altro fino ad esaurimento degli ingredienti.





con questa ricetta partecipo alla sfida n. 61


lunedì 7 novembre 2016

Cappelle di funghi ripiene alla crema di tartufo con polenta



Oggi, ricorre l'anniversario della quarta rappresentazione dell'Opera-Balletto Le Villi di Giacomo Puccini. E lo ricordiamo con questo mio contributo che trovate nel Calendario del Cibo Italiano di Aifb
Quindi, per chi vuole leggere storia, trama, ricetta.....puo' andare direttamente nella pagina del calendario
Ah....la ricetta, non è strettamente legata ai gusti del famoso musicista, buongustaio come i suoi colleghi Verdi, Rossini e Bellini....ma é proprio una mia interpretazione, ispirata alla trama e personaggi di questa opera: Le Villy, queste creature del bosco, che punivano i traditori d'amore facendoli danzare sfiniti fino alla morte.





lunedì 10 ottobre 2016

Trittico di Puccini a tavola



Passato il primo momento di "eh si, e poi.... cosa faccio??!!", ecco la mia proposta per la sfida n. 60 per Mtc. Come sempre, la vincitrice della sfida precedente, propone una ricetta, con regole e procedimenti ben precisi. Come sempre, ci si mette alla prova, si impara, si consolida quello che si sa, con un numero di ricette a discrezione delle partecipanti (ma sempre seguendo comunque il regolamento).
Questa volta, la vincitrice della scorsa sfida, la Mai, catalana verace, del blog Il colore della curcuma è stata davvero “perfida”. Si, perché la sfida verte su un piatto tipico del suo paese, e fin qui niente di “strano”. Ma non si é accontentata di proporci una sola ricetta da ripetere, ma di un tris, in un unico post, con un filo conduttore che le unisce, con delle regole ben precise.
Si tratta delle Tapas, declinate in tre versioni: Tapa, Pincho e Montadito.

E io, che di solito mi scateno, la sfida delle insalate, dei pici o altre sono state memorabili, ora, che devo da regolamento proporne tre….il vuoto assoluto e nessuna idea.
Alla fine, stimolato, scatenato e riattivato l'unico neurone, mi sono arrivate una serie infinita di idee, a raffica, tanto che ho avuto difficoltà nello scegliere un "tris" a discapito di un altro. Perchè tutti avevano un filo conduttore speciale che mi intrigava e piaceva.
Ho pensato e ripensato, disegnato, scritto come dovevano essere, perchè con la memoria di Dori che mi ritrovo, stilato la lista della spesa….e alla fine ecco qua. La mia proposta “musical-culinaria”, scelta tra tanti personaggi, arie, trame, finali piu' o meno cruenti, lacrime e sorrisi, applausi…..

Ho scelto il Trittico, prima di tutto perché già la parola trittico, cioè tre, mi sembrava la piu' adatta a reggere la sfida, senza bisogno di arzigogolate motivazioni
Il Trittico è composto da tre opere, Il tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi, che sono state musicate da Giacomo Puccini, ognuna in un unico atto, che pur non avendo un filo conduttore l'una con l'altra, erano state composte per essere rappresentate come un insieme.
Puccini, in queste tre opere, voleva riprendere ognuna delle tre cantiche della Divina Commedia. Cosa che non ha fatto, in quanto solo nell'ultima, Gianni Schicchi, fa riferimento al XXX Canto dell'Inferno, dove il protagonista è dannato perché “falsatore di persone”.
Raramente é successo che fossero rappresentate insieme, ma possiamo ricordare la versione trasmessa in televisione nel 2008, del Teatro alla Scala, diretta da Riccardo Chailly, con la regia di Luca Ronconi

Qui l'esecuzione dell'Orchestra della Fondazione Arturo Toscanini, nel teatro Comunale di Modena, giusto per avere un idea di quali capolavori ci ha lasciato il musicista lucchese.

Vediamo brevemente le caratteristiche di queste opere:

Il tabarro, è un'opera di carattere verista, cupa, scura, piena di violenza. Ambientata nei bassifondi di Parigi nel 1910, sulle rive della Senna, tra scaricatori e donne del popolo.
Su una chiatta, vivono il vecchio Michele, sposato con la giovane Giorgetta, dalla quale ha avuto un figlio. Il rapporto è spento, Michele pensa che la moglie lo tradisca, e ripensa con nostalgia ai tempi felici, quando accoglieva entrambi sotto il suo tabarro. In effetti la moglie è innamorata del giovane Luigi, uno scaricatore, che incontra segretamente non appena il marito si addormenta, al segnale della luce di un fiammifero. Michele vuole andare a fondo della faccenda e medita vendetta. Accende cosi' la pipa, inconsapevole che, facendo un leggero bagliore, viene scambiato come messaggio da Luca, che si precipita sulla chiatta. Qui non trova l'amante ma il marito, che lo costringe a confessare il suo amore per la moglie e lo soffoca. Avvolge il corpo esanime nel suo tabarro. Giorgetta, spinta da un presentimento, sale in coperta dove vede il marito, che apre il tabarro, lasciando scoperto il corpo del giovane amante.

Suor Angelica, è tra le poche opere interpretata solo da personaggi femminili. E' l'opera preferita di Puccinii, che aveva una sorella di nome Iginia che era entrata tra le Monache agostiniane della frazione di Vicopelago di Lucca alle quali il maestro fece ascoltare l'opera al pianoforte.
L'azione si svolge verso la fine del XVII secolo, tra le mura di un monastero nei dintorni di Siena, dove Angelica, di famiglia aristocratica, ha preso i voti da sette anni, per scontare un peccato d'amore, dal quale è nato un bambino, allontanato subito dopo la nascita. Un giorno viene chiamata a colloquio con la vecchia, algida e distante zia principessa, che le chiede di firmare un atto con il quale lascia tutto il suo patrimonio familiare alla sorella Anna Viola, che deve andare in sposa. Angelica chiede con insistenza notizie del suo bambino, che non ha mai dimenticato. La zia, con inaudita freddezza, confida che è morto due anni per una grave malattia. Straziata da questa notizia, cade a terra in un pianto inconsolabile e consegna alla zia l'atto firmato. Di notte, non vista, si reca nell'orto del monastero, raccoglie alcune erbe velenose e con esse prepara una bevanda mortale, per poter raggiungere il suo bambino. Conscia, ormai troppo tardi, di aver commesso un peccato mortale, chiede perdono alla Vergine chiedendole un segno di grazia. La Madonna appare sulla soglia della chiesetta e, con gesto materno, sospinge il bambino fra le braccia della madre morente.

Gianni Schicchi, si ispira ad una vicenda accaduta realmente, e, come dicevo prima, l'episodio viene riportato nel XXX Canto dell'Inferno, dove il protagonista è dannato perché “falsatore di persone”.
E' sicuramente l'opera piu' famosa per via della bellissima aria O mio babbino caro, qui cantata dalla grandissima Maria Callas.
Si svolge a Firenze, nel 1299 ed è una farsa piena di avidità e connivenze. Buoso Donati è appena spirato e attorno al letto d morte i suoi parenti sono assorti in preghiera. Si dice che abbia destinato i suoi beni in beneficenza e questi sospetti vengono confermati con grande disappunto dei parenti, che pregano Gianni Schicchi, padre di Lauretta, innamorata di Rinuccio, figlio di Buoso, a escogitare un piano per cambiare l'eredità.
Contraffacendo la voce del defunto, e sdraiatosi nel suo letto, detta un nuovo testamento e con malizia e scaltrezza, destina a sé la casa di Firenze, la mula e i mulini.
Ovviamente, i parenti non possono protestare, altrimenti svelerebbero la truffa. Vengono scacciati da casa, e mentre i due giovani innamorati amoreggiano felici, il protagonista, rivolgendosi al pubblico, invoca l'attenuante di avere agito nell'interesse dei due giovani e del loro amore.

Unico musicista, opere in un unico atto, ecco il punto "d'unione", e tre capolavori assoluti dell'opera lirica.

Il mio trittico culinario l'ho cosi' interpretato:

Pincho: Crespella nera per simulare il tabarro sotto il quale troviamo cipolla stufata e flambata con Cognac e dadini di formaggio Brie (la cipolla, intesa come elemento fondamentale della Soupe d'oignon, il formaggio francese e il Cognac, visto che la vicenda si svolge a Parigi)

Tapa: porzione di catalogna saltata in padella, insaporita da acciughe, mandorle tostate, ceci, peperoncino, zucca, speck (la catalogna per rappresentare l'erba velenosa che ha ucciso Suor Angelica, arricchita con altri ingredienti per colorare e insaporire, perchè solo l"erba velenosa" mi sembrava un po' tristina...)

Montadito: Come il “falsatore di persone”, al posto del pane, della baguette solita, ho utilizzato come base, la Puccia secca, acquistata dal marito a Cortina d'Ampezzo. Un “pane falso” quindi, nel senso che non è tra i pani morbidi, ma pur di pane secco si tratta alla fin fine, per rispecchiare la caratteristica del personaggio dantesco e pucciniano. Non condito con troppi elementi, che rischierebbero di mescolarsi tra di loro senza captarne le caratteristiche, ma solo due, diretti e semplici.

Come sempre, in corso d'opera, mi sono venute in mente milamila varianti riguardo a quello che stavo preparando, ma visto che ormai la spesa era stata fatta e il tempo, come al solito, era risicato, ho dovuto procedere come avevo deciso all'inizio.




Ingredienti

Pincho:
per la crespella (con questa dose ne sono uscite 5)
1 uovo
100 ml latte
100 g farina 00
1 cucchiaio di nero di seppia in polvere
10 g di burro
1 pizzico di sale

per il ripieno
1/2 cipolla
Brie
Cognac

Esecuzione
Sbattete l'uovo con il latte. Aggiungete a pioggia la farina nella quale avete aggiunto il pizzico di sale e il nero di seppia e alla fine il burro fuso.
Scaldate una padellina antiaderente e versate un mestolo di composto fino ad esaurimento.
Farcite la crespella, chiudetela a piacere infilzandola con uno stecchino

Tapa
Catalogna,
ceci
speck
zucca
peperoncino q.b.
1 spicchio di aglio

Esecuzione
Lavate e tagliate a listarelle la parte verde delle foglie e passatele in padella con uno spicchio di aglio.  Una volta appassite, aggiungete i ceci, lo speck tagliato a listarelle e passato in padella per renderlo croccante. Trasferite il tutto in un piattino, aggiungete qualche fettina di zucca passata in forno, per decorare e il peperoncino.

Montadito
Puccia secca
speck
formaggio Taragna

Esecuzione
Tagliate lo speck a listarelle e passateli in padella fino a renderli croccanti. Adagiare le fettine di formaggio tagliato a velo sulla puccia e adagiare le listarelle di speck croccanti.

Con questa ricetta partecipo alla sfida n. 60




venerdì 23 settembre 2016

Pasta alla Norma (morte di Vincenzo Bellini)




Oggi è la GN della Pasta alla Norma, per il Calendario del Cibo promosso da AIFB . Un calendario molto importante che vede giornalmente pubblicati i piatti della tradizione italiana, noti e meno noti.
Per diffondere, difendere e conoscere il nostro grande patrimonio storico, culturale, enogastronomico.
Qui troverete nel dettaglio storia e ricetta di questo connubio musical-gastronomico che lega il musicista catanese morto precocemente e questo piatto, famosi in tutto il mondo.



giovedì 22 settembre 2016

Gnocchi di patate




Vi ricordate la pubblicità in bianco e nero dove Ernesto Calindri, in mezzo al traffico caotico di una piazza, seduto ad un tavolino, sorseggiava un bicchierino di liquido scuro dicendo "Contro il logorio della vita moderna, bevete Cynar"?
Ecco, se dovesse girare quella pubblicità adesso, altro che bicchierino...la bottiglia a canna, e nemmeno quella basterebbe!
Dopo la pausa estiva, che piu' che pausa chiamerei quasi letargo, allontanamento per milamila impegni e motivi dai social, se non per sporadiche apparizioni che nemmeno la  Madonna, incomprensioni virtuali che ti fan pensare se continuare o sparire, che ti fan passare tutta la voglia di fare e disfare, scazzi e mazzi, colleghi che mal sopporto, diverbio con la capa, preparazione ad un concorso, problemi vari di salute con annesse visite, pensieri per la "bambina" in tourneè in tutta Italia, che vedo viva, vegeta e arrivata a destinazione dalle foto che pubblica sui social, cosi' tiro un sospiro di sollievo ma anche di rassegnazione /tristezza, e in ultimo, un lutto in famiglia, dopo una lunga, dolorosa e incurabile malattia....vorrei, non importa in che ordine, un bottiglione di Cynar, una bacchetta magica, o scendere da questo mondo che gira troppo vorticosamente con tutti i suoi accadimenti che non mi lasciano un attimo di tregua.

Quando ho visto che per la sfida n. 59 dell' Mtc Annarita del blog Il bosco di alici, vincitrice della sfida precedente, aveva lanciato come tema quella degli gnocchi, ero contenta, ma non ho gioito o tremato come al solito. Non perchè non lo meritasse, anzi, ma perchè con lo stato d'animo in corso, non c'è proprio niente che mi arrivi al cuore e mi faccia gioire.
Io, che gli gnocchi ho imparato a farli fin da piccola, quelli veri, come quelli che ha proprio proposto Annarita. Quelli che la mamma faceva anche se non era giovedi, che mentre lei non vedeva (ma vedeva benissimo e faceva finta di niente) io toglievo dalla fila, non facendo sempre in tempo a rimpiazzare il vuoto, e piu' avanti, quelli che uno rigavo e uno mangiavo...
Ho visto tutte e tre le proposte, tutte bellissime. Avrei voluto partecipare mettendomi alla prova con le altre due ricette, ma proprio non ce l'ho fatta.
Perchè in cucina, se non sei con l'animo sereno, tranquillo, consapevole, concentrato, spensierato, ma con pensieri, distratta, con la malinconia e stato d'animo non proprio esaltante, ti viene tutto una schifezza. Come se trasmettessi tutte le tue emozioni e sensazioni negative in quello che stai preparando.
Quindi sono andata sul liscio, con gli gnocchi che conoscevo già, quelli semplici, sperando che con il mio stato d'animo non mi venissero fuori una schifezza.
Patate e sugo preparato dalla mami, prodotti del suo orto Valtellinese
Anche il sugo è semplice. Non ho voluto stravolgere il gusto dello gnocco, con sughi ricchi e fantasiosi. Anche perchè non ne avevo nè tempo, nè fantasia nè voglia.
Perchè se lo gnocco è buono, è buono anche senza condimento.
Certo, queste sfide servono per mettersi alla prova, per migliorarsi, per imparare. E mi spiace di non aver dato il massimo come per tutte le precedenti. Ma questa volta va cosi...the show go must go on...e va avanti in questa maniera. Semplicemente. Col groppo in gola, Col morale sotto i piedi. Ma almeno ci sono.

Ingredienti
Patate  600g
 Farina 00 180 g
Sale q.b.

 Per il sugo
 Salsa di pomodoro

Esecuzione
Lavate le patate e mettetele intere e con la buccia a cuocere  in acqua fredda. Scegliete patate delle stesse dimensioni in modo da avere una cottura uniforme. Dopo circa 30/40 min (dipende dalla pezzatura) saranno pronte.
Scolatele e passatele allo schiacciapatate con la buccia, togliendola man mano che si schiacciano le successive, direttamente sul piano da lavoro. (si evita cosi' di ustionarsi le dita e si risparmia tempo)
Allargate le patate schiacciate con un tarocco in modo da far uscire tutto il vapore residuo. A questo punto aggiungete il sale e la farina poco per volta e iniziare a impastare. E’ bene impastare il meno possibile altrimenti gli gnocchi diventeranno duri. La farina dovrebbe essere il 25% - 30% rispetto alle patate ma come dicevo sopra può dipendere da molti fattori.

Meno farina richiedono le patate e meglio è, gli gnocchi saranno più morbidi.
Una volta formata una pagnotta tagliatene dei pezzi con i quali ricavare dei filoncini che allungherete con le mani, facendoli roteare sulla spianatoia fino allo spessore di circa 1.5 cm poi tagliateli in gnocchi di circa 2 cm. Passate ogni gnocco sui rebbi di una forchetta, o sull'apposita asse di legno esercitando una certa pressione farli scorrere dal basso verso l'alto per creare le righe che raccoglieranno meglio il sugo.
Non li infarinate troppo altrimenti risulteranno appiccicosi, eventualmente usate della farina di riso che in acqua si scioglie completamente.

Cuoceteli subito in acqua bollente salata pochi alla volta, appena risalgono in superficie sono pronti per essere conditi con il sugo.



con questa ricetta partecipo alla sfida



lunedì 19 settembre 2016

Kiwi e mandorle


Semplicemente cosi. Perchè non sempre si ha voglia di pensare, stupire, sperimentare, osare, giocare.
Perchè magari hai la mente altrove, tra mila mila cose da fare. Perchè il tuo umore non è proprio dei migliori. E allora, sai che se ti metti a cucinare una qualsiasi cosa, anche quella ricetta ne risente. E ti viene male. Quello che facevi ad occhi chiusi, non ti riesce piu'.
Allora ti fermi e pensi, perchè fare e strafare? Perchè non lasciare le cose semplicemente cosi come ci appaiono davanti?
Cosi', se le precedenti proposte ho voluto osare con accostamenti insoliti per gusto, consistente, colori. questa volta non oso niente.
Lo voglio gustare cosi' com'è. Al naturale. Ho aggiunto mandorle tostate per dare un po' di croccantezza e per un piccolo tocco di "coreografia".
Perchè le cose buone, non hanno bisogno di aggiunte in piu'. Quindi, questa volta, il mini Kiwi Nergi ve lo servo cosi'. Semplicemente.




Ricotta con frutta caramellata




Una sana merenda o un pranzo veloce e goloso. Uno spezzafame....
Per gli adulti, la frutta è sfumata con un bicchierino di Cognac e poi caramellata. Per i bambini, solo caramellata

Ingredienti
Kiwi Nergi. pera, pesca, uva bianca, uva fragolina, mela
Ricotta
Zucchero q.b.

Procedimento
Tagliate la mela, la pera e la pesca a metà. Una metà la tagliate a fette non troppo sottili, l'altra tagliatela a tocchetti.  Lasciate gli acidi di uva interi, Tagliate a metà i kiwi.
Sfumate tutta la frutta separatamente con un bicchierino di Cognac per ogni tipo e caramellatela con qualche cucchiaio di zucchero.
Mescolate i tocchetti di frutta caramellata con la ricotta. Con l'aiuto di un coppapasta, assemblate il piatto mettendo al centro la ricotta e tutto intorno, alternate, le fette di frutta caramellate.


 

Al contadin non far sapere....


.....quant'è buono il formaggio con le pere. Perchè una volta scoperta la bontà...
In questo caso, ho aggiunto anche il mini Kiwi della Nergi, per me una assoluta novità. Un frutto piccolo come una grossa oliva verde, e l'interno come il fratello grande, quello che tutti conosciamo.
Questa mia proposta è dedicata ai palati "coraggiosi", a chi vuole osare, perchè ho voluto giocare con consistenze, sapori, profumi.
Quindi, abbinare i vari ingredienti l'un l'altro, secondo il proprio gusto, passando dal croccante delle mandorle tostate, l'uva passa ubriaca di Cognac, il gusto caramellato delle cipolle, il dolce del kiwi e delle pere, il gusto deciso del formaggio...sta a voi scoprire cosa sta meglio con cosa.

Ingredienti
1 pera Kaiser
Kiwi Nergi
mandorle q.b.
uva passa q.b.
1 cipolla
formaggio (a piacere secondo i gusti) io Caciotta di capra
pepe q.b.
insalata ( a piacere secondo i gusti)

Esecuzione
Lavate e mondate l'insalata. Tagliate la pera a fette. Tostate le mandorle. Tagliate a fettine il piu' sottile possibile la cipolla, appassitela con un goccio di acqua e caramellatela con lo zucchero
Mettete a bagno nel Cognac una manciata di uva passa.
Tagliate a fette sottili il formaggio
Tagliate i kiwi a metà

Assemblate il piatto: adagiate l'insalata, disponete le fette di pera e man mano gli altri ingredienti, secondo il proprio gusto personale.



alla prossima!!



martedì 13 settembre 2016

L' Intermezzo è servito.....


Dopo un periodo di assenza estremamente lungo, mai successo prima d'ora, di "abbandonare" il mio blog per cosi' tanto tempo, dovuto a milamila motivi, priorità da rispettare, scadenze e altro, eccomi di nuovo quasi in pista, perchè il tempo non è mai abbastanza e le cose da fare sempre troppe, mettiamoci anche una giornata "ni" nel calendario, con una "ricetta" fresca fresca e veloce.
Diciamo che è un po' un correre ai ripari dopo la breve, ma sostanziosissima vacanza sulla riviera romagnola, dove all' Hotel Caruso ci sono tutti gli agi e tutte le parole, al di fuori di dieta, parsimonia, poco, basta, solo un assaggio ecc.....quindi, "solo" quattro giorni, sono stati vissuti fino all'ultima briciola, perchè non è possibile resistere e tirarsi indietro di fronte alla cucina sana, di qualità e abbondante delle due mega cuoche Lusy e Claudia, che sono veramente fantastiche. 
O forse sto giocando d'anticipo, o forse sono troppo scrupolosa e non serve nemmeno che mi metta in riga, perchè mica è detto che debba essere aumentata per forza. E siccome la bilancia è in cantina e non ho proprio voglia di scendere per andarla a recuperare, penso di non dovermi porre nessun problema. In fin dei conti, si sa, durante le vacanze, uno vuole stare bene, si rilassa, trova tutto pronto, mangia bene....quindi, ho tempo gli altri 11 mesi dell'anno per fare la "brava"

Questa mia proposta, da gustare come pranzo, merenda o pausa golosa, spuntino, spezzafame, è adatta per grandi e piccini, che magari non amano troppo la frutta, ed è semplicissima da realizzare.

Spiedini di frutta, frutta in pezzi e frutta secca in un mare di yogurt bianco....frutta riconoscibile, che quotidianamente consumiamo e poi un frutto che per me è una novità assoluta e forse anche a qualcuno di voi.
Un baby frutto verde, il baby kiwi Nergi, un piccolo concentrato di vitamine originario dell'Asia orientale, ottenuto da un incrocio realizzato da alcuni botanici della Nuova Zelanda, grande produttrice dei kiwi di "taglia normale".
Questo mini kiwi viene coltivato principalmente in Italia e in Francia, in agricoltura ecosostenibile, da aziende collegate in forma di cooperativa. E' grande come una grande oliva, veramente curioso, e quando lo si taglia, è come vedere il suo fratello maggiore, e, a differenza di quello, questo ha la buccia commestibile, quindi è sempre pronto all'uso!

L'ho servita in "bicchieri" di una nota azienda che produce vasi per la conservazione, (dotato di tappo a vite, quindi si puo' riempire con qualsiasi ingrediente, si puo' riporre in frigo, portare come pranzo in ufficio ecc.) che mio marito mi ha comperato per farmi una sorpresa "per le tue foto per il blog"...
quindi l'ho subito inaugurato.

Ovviamente, gli spiedini si possono comporre con altra frutta, altri colori, altri gusti....io ho utilizzato la frutta che avevo in casa, quindi, puo' essere una valida alternativa a "riciclare" quello che si ha in dispensa: Kiwi, mela, banana, uva bianca, uva fragola, pesca
yougurt bianco
nocciole, uvetta sultanina, noci, mandorle.

Riempite il bicchiere con la frutta tagliata a tocchetti e la frutta secca, qualche cucchiaiata di Yogurt e gli spiedini




questa è la prima proposta. Ne arriveranno altre....che detta cosi' suona come una minaccia, ma non lo è. Devo solo pensare a come utilizzare in maniera semplice, creativa, non banale e gustoso questo piccolo kiwi. E non è poco.

lunedì 13 giugno 2016

Pizza "marinara" in teglia




Come avevo già anticipato qui , visto che ormai ero sveglia, e che avevo aperto il panetto di lievito, e che sono una testona curiosa, e che mi piace la pizza, perchè la pizza fa sempre festa...ecco anche la seconda versione suggerita da Antonietta del blog La trappola golosa, vincitrice della sfida precedente sui Cheescake. Sono veramente contenta di aver sperimentato anche la versione "in teglia". Anche questa volta, la sfida/scuola Mtc mi ha proprio soddisfatta.
Se volete anche divertirvi un po', e scoprire "che pizza siete", guardate l' Infografica della Dani e il relativo Psico-test della neo-mamma Federica
Anche per questa versione, ho dimezzato le dosi, e il lievito di birra, non sarà stato proprio 1/2 g precisissimo, ma se volete realizzarne di piu' potete seguire le indicazioni qui.

Ingredienti
225 g farina
145 ml acqua
   6 g sale
1/2 g lievito
pomodorini, acciughe, capperi, aglio, peperoncino

Esecuzione
Setacciare la farina, trasferirla in ciotola, fare la fontana, aggiungere il lievito di birra sciolto in una tazzina di acqua prelevata dal totale, il resto dell’acqua e il sale sulla farina, verso il bordo della ciotola.
Iniziare a incorporare man mano la farina,  intridendola con le dita e poi una volta terminato ribaltare sul piano da lavoro e impastare per 10 minuti, piegando e ripiegando più volte, schiacciando l’impasto senza strapparlo.
Trasferire in una ciotola, coprire con pellicola e lasciar a temperatura ambiente per 1 ora. Trasferire poi  in frigo per 8/10 ore, ma volendo anche 15/18  ore (le farine forti ci permettono questi tempi) .
Togliere dal frigo e lasciar a temperatura ambiente per 2 ore e comunque fino a quando l’impasto risulti gonfio.
Ribaltare sul piano da lavoro, stendere con le mani, senza schiacciare, ma allargando l’impasto dal centro verso il bordo, infilare le mani sotto il disco di pasta fino a poggiarlo su metà avambracci e traferire in una teglia oliata. Lasciar lievitare altre 2 ore.


Riscaldare il forno, condire la pizza, infornare sul ripiano centrale e cuocere per 20 minuti. Controllare la cottura: se sotto si presenta bianca, abbassare il ripiano, viceversa sopra.

Questo è il risultato....non serve aggiungere nessuna spiegazione vero?!



con questa ricetta partecipo alla sfida n. 58 di Mtc