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mercoledì 14 dicembre 2016

Fartaies


Mentre guardo le fotografie sento nel naso il profumo di fritto e in bocca il gusto di questa meraviglia, e mentre scrivo due righe, i pensieri si riavvolgono all'indietro, di ...diciamo...una trentina di anni fa, giusto quelli che mi separano dall'ieri e dall'oggi. Quando, nel lontano ottobre 1986, in un periodo un po' "tormentato" della mia vita, conobbi un ragazzo carino, con una barba che lo faceva sembrare leggermente piu' grande della sua età, che suonava nella mia stessa orchestra, o io nella sua chissà...che per tre mesi di seguito, tra i brindisi e i tormenti di Tosca e di Adriana Lecouvreur, viaggi in pulman per le trasferte per i vari teatri, tra nebbie, applausi, arie, assolo, lacrime, si perchè io mi commuovevo sempre, una tragedia riuscire a suonare, pause, panini al volo, pranzi, pizze, risate, confidenze, è stato un po' il mio "angelo custode", tanto che il settembre dell'anno seguente siamo diventati "per sempre".
Già da appena "nuizi", cioè fidanzati, mi ha portato a Cortina d'Ampezzo, ah si, perchè lui è ampezzano. Ho dei bellissimi ricordi di questo nostro inizio, nella sua terra, le sue montagne che facevano da cornice alla valle, la sua casa appena fuori dal centro, dalla quale si vedeva il campanile della chiesa illuminato di sera, e i tetti delle case, lontano da tutto e da tutti, specialmente durante la stagione turistica, dove i vipssss o quelli che se la tiravano, facevano le vasche avanti e indietro, tra pellicce e gioielli, dove ti capitava di vedere una Marta (Marzotto) o un Barilla o uno Sgarbi, un Christian (De Sica), un Kristian (Ghedina) o altri personaggi del jet set...
D'estate si andava "a fare legna" nel bosco, perchè cosi' erano le "regole", in agosto alla " Fèsta de ra Bàndes" (Festa delle Bande), con la sfilata dei Corpi bandistici che arrivavano dalle valli limitrofe e anche da piu' lontano lungo Corso Italia, nei loro caratteristici costumi, alle sagre dei vari sestieri dove si mangiavano i piatti tipici e poi a dicembre si aspettava San Niccolo'  che arrivava con gli angeli e la gerla piena di doni, disturbato dai diavoli, che facevano veramente paura, con le loro maschere, corpo peloso e catene sbattute sul terreno....e avanti cosi' per anni e anni.....

Cosi' ecco che questo dolce tipico, preparato durante le sagre e le feste, l'ho ambientato in atmosfera natalizia....
Ovviamente lo ha preparato mio marito, visto che è una ricetta della tradizione che non ammette "imitazioni".
Per curiosità sono andata a cercare in rete, e alla parola fartaies, ho visto di quelle robe, che subito mi sono "agitata". E qui divento davvero "esigente" e "cattiva". Se una cosa non la sai fare o la fai male, anzi proprio brutta brutta, non farla o non pubblicarla. O meglio, falla, fino a quando non si avvicina il piu' possibile all'originale, e poi decidi....perchè il web, è l'occhio sul mondo, chiunque puo' farsi un'idea di come puo' essere questa o quella ricetta. E siccome l'Italia e il mondo, sono pieni di ricette della tradizione, è doveroso provarle ma anche non stravolgerle, destrutturarle, "violentarle". Ci sono piatti della tradizione che vanno fatti cosi e basta. Che già hanno le loro "interpretazioni" perchè ogni famiglia ha la sua di tradizione e di segreto. Figuriamoci uno che arriva "da lontano" che si da magari le arie di aver interpretato questo o quello, alla perfezione!
Perchè non si puo' fare la Cassoeula senza verzini "perchè non ti piacciono o non li digerisci", i Pizzoccheri con la mozzarella e senza aglio "perchè se no sono pesanti", la Parmigiana con le melanzane cotte al vapore "perchè sono piu' leggere".....giusto per far capire il mio concetto.
Quindi, se io vedo un "vermicello" sottile di pasta fritta quasi bruciacchiata...ma anche no, grazie!

Qua, la ricetta tramandata da generazioni, ovviamente "ad occhio" perchè cosi' è, ma per l'occasione (e sotto tortura), con gli ingredienti pesati....
Nelle valli ladine è conosciuto con il nome singolare di Furtaia, nella Provincia Autonoma di Trento Straboi mentre nella Baviera, Strauben , che in tedesco (straub), vuol dire tortuoso,arricciato, scompigliato.

Ingredienti
6 uova
la buccia grattugiata di due limoni
½ bustina di lievito per dolci
1 cucchiaio di zucchero a velo
1 bicchierino di grappa o rum
500 g. di farina
250 ml. di latte
Strutto o olio per friggere.

Esecuzione
Sbattete bene le uova, ed aggiungete gli altri ingredienti uno alla volta, mescolate bene fino ad ottenere una pastella morbida. Scaldate abbondante olio in una padella larga e bassa. Prendete un imbuto e riempitelo di composto, tappando il buco sottostante per non farlo scendere, e quando siete pronti, togliete il dito e fate cadere la pastella nell’olio caldo partendo dal centro e muovendo l’imbuto in maniera circolare, dando una forma di spirale alla frittella. Friggete fino a che prende un colore dorato. Asciugate con carta forno in modo da togliere l’olio in eccesso , spolverizzate con zucchero a velo, servire calda accompagnata, se volete, da marmellata di mirtilli rossi.


con questa ricetta partecipo al Giveaway di Simona

Giveaway Di Natale di Batuffolando Ricette

mercoledì 7 dicembre 2016

Aspettando Cio Cio San.....


Rieccomi. Dopo un letargico semi abbandono del blog, solo qualche ricetta ogni tanto, vuoi per tanti motivi, piu' e meno seri, la non voglia di cucinare, pubblicare, senza stimoli, eventi luttuosi ecc, eccomi in sordina di nuovo in scena.
E lo faccio con un "progetto" che mi frulla in testa da tanto, ma che per vari motivi non ha mai preso il via. Quello di dedicare una pagina del mio blog a musica e cucina, una sorta di Storia della Musica tra i fornelli, i piatti preferiti dai musicisti, le curiosità e tutto quello che mi viene in mente.
Ora, complici gli eventi, rieccomi di nuovo alla tastiera del pc per la "prima puntata".
Gli eventi sono che prima di tutto oggi è la festa di Sant'Ambroeus, per i milanesi è festa patronale (aldilà del fatto che non si va a lavorare, e per questo infinitamente lo ringraziamo, dovremmo ricordarlo anche per quello che ha fatto e lasciato nel corso della sua vita, ad esempio nella liturgia con il canto ambrosiano, o ricordato con il premio Ambrogino d'oro conferito dal Comune di Milano alle persone che si sono meglio contraddistinte con atti eroici o importanti.
Poi vengono allestite le bancarelle alla Fiera degli Gli Oh bej! Oh bej! che rappresentano una delle più antiche tradizioni milanesi: le prime origini storiche risalgono al 1288, periodo in cui una festa in onore di Ambrogio si svolgeva nella zona dell'antica Santa Maria Maggiore.
Ma le origini dell'attuale festa risalgono al 1510 e coincidono con l'arrivo in città di Giannetto Castiglione, primo Gran Maestro dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Egli era stato incaricato da Papa Pio IV di recarsi a Milano, nel tentativo di riaccendere la devozione e la fede verso i Santi da parte dei cittadini ambrosiani.
Arrivato nei pressi della città, Giannetto ebbe il timore di non venire accolto con favore dalla popolazione milanese, la quale non aveva mai manifestato forti simpatie nei confronti del Papa. Era inoltre il 7 dicembre, giorno in cui si festeggiava il patrono Ambrogio, in coincidenza con l'elezione vescovile del santo avvenuta il 7 dicembre 374. Decise allora di approntare un gran numero di pacchi, riempiti con dolciumi e giocattoli. Entrato a Milano iniziò con il suo seguito a distribuire il contenuto dei pacchi ai bambini milanesi, i quali si erano radunati intorno al corteo insieme ad una gran folla di cittadini.
Da allora si cominciò ad organizzare, nel periodo della festa dedicata ad Ambrogio, la fiera degli Oh bej! Oh bej!. Venivano allestite bancarelle di vestiti, vecchi giocattoli, e soprattutto di prodotti gastronomici. Tipici dell'epoca, insieme con mostarde e castagnaccio, erano i firòn: castagne affumicate al forno, bagnate di vino bianco e infilate in lunghi spaghi.
Le origini del nome Oh bej! Oh bej! risalgono ancora una volta all'episodio dell'ingresso in città di Giannetto Castiglione. Infatti il nome deriva dalle esclamazioni di gioia dei bambini milanesi che accettavano i doni dell'inviato papale: l'espressione lombarda "Oh bej! Oh bej!" significa "Oh belli! Oh belli!". Oggi, queste bancarelle hanno perso un po' della loro "originalità" e "cultura", in quanto si trovano anche cineserie ecc....
E poi, l'evento mondano per eccellenza, la Prima al Teatro alla Scala, tempio della lirica, orgoglio milanese. Il teatro prese il nome dalla chiesa di Santa Maria alla Scala demolita per far posto al Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala. Qui si sono succeduti nel tempo, i piu' importanti Musicisti compositori, Direttori d'orchestra, Cantanti, Registi, Scenografi e Costumisti. Basta dire semplicemente La Scala, e si capisce a che cosa ci si riferisce.
In questa occasione mondana, personaggi vip o anche no, politici e quant'altro, fanno sfoggio di opulenti  sfarzosi gioielli, abiti sontuosi, striminziti, azzardati, ridicoli, improbabili, tutto per far colpo, per far parlare di sè, e magari che facciano un'opera o un'altra a loro poco importa....perchè sinceramente vorrei sapere quanti di loro davvero apprezzano questa giornata esclusivamente per l'evento musicale e non per trucco e parrucco!
La "solita" Prima, con le "solite" contestazioni che fanno da contorno alla passerella del pubblico vip.

Quest'anno un'opera a me tanto cara, che mi fa piangere davvero come una fontana tanto è toccante. Infatti nel libretto viene definita "tragedia giapponese": Madama Butterfly di Giacomo Puccini nella prima versione del 1904, fischiata dal pubblico, che costrinse Puccini a rivedere alcune cose, come ad esempio l'aria "Addio fiorito asil" per rendere meno crudele il personaggio di Pinkerton.
Puccini scelse il soggetto della sua sesta opera dopo aver assistito al Duke of York's Theatre di Londra, nel luglio 1900, all'omonima tragedia (Madame Butterfly) in un atto di David Belasco, a sua volta tratta da un racconto dell'americano John Luther Long dal titolo Madam Butterfly, apparso nel 1898.


Qui la trama dell'opera completa. Che riassumendo, è la tristissima storia d'amore tra una giovane quindicenne, che si sente "vecchia di già", ( quindici anni, l'età dei giochi e dei confetti) scelta in sposa da un sottotenente della Marina degli Stati Uniti, che la sposa per 999 anni, che mette incinta, che abbandona per ritornare in America, dove si risposa. Cio Cio San, che non lo ha mai dimenticato e sempre aspettato, e sempre rifiutato le promesse e le avance dei piu' ricchi uomini giapponesi che offrivano grandi ricchezze pur di sposarla, scopre che la nave del suo grande amore è ritornata, allora si prepara ad accoglierlo nuovamente per tutta la notte. La scena con il  Coro a bocca chiusa è veramente emozionante!
Lui  si reca nella casa di Butterfly (Cio Cio San) con la moglie Kate, dove scopre che dall'amore con la giovane bimba giapponese è nato un figlio, che rivuole. Quando vede come ha preparato la stanza per accogliere il suo ritorno, straziato canta  Addio fiorito asil.... Arriva Cio Cio San, che si accorge della presenza della bionda e giovane moglie, capisce tutto, e promettendo di lasciare all'uomo che ha sempre amato, il bambino, al riparo di un paravento, dopo aver salutato il figlio , si uccide perchè "con onor muore chi non puo' serbar vita con onore"....

E ora, vado a prepararmi per la mia prima casalinga....ovviamente ho scritto il post con il sottofondo della Butterfly, mi siedero' sul divano, certamente in teatro è un'altra cosa, insieme a mio marito, che questa volta non suona e che quindi potrà gustarsela come spettatore, e insieme ci godremo questa spettacolare opera, con fazzoletti di scorta per me, perchè già so come va a finre tutte le volte.....

e poi vi lascio un vecchio contributo culinario per omaggiare questa giornata nipponica, i Maki, che sinceramente non hanno niente a che vedere con la vera cucina giapponese, ma fanno tanto "oriente"
Quando mio marito era in tournè in Giappone, siamo andati a trovare Seiji ed Etsuko, i nostri amici, che ci hanno portato in un vero ristorante giapponese, con del vero cibo giapponese, che non ha niente a che vedere con quello che ci propinano nei All you can eat nati come funghi in ogni angolo delle nostre città.

Bene, nell'augurarvi buon Sant'Ambroeus, buona visione e buon ascolto ... al prossimo atto....