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sabato 20 gennaio 2018

Karaage con salsa Kamikaze (Pollo fritto alla giapponese con salsa al Kamikaze Cocktail)


Che il mio amore per il paese del Sol Levante è smisurato, è risaputo. O se non lo sapevate adesso lo sapete pure voi. In principio fu Puccini con la sua meravigliosa e sfortunatissima Madama Butterfly e poi Ryuichi Sakamoto. Il tutto si è poi consolidato e rafforzato la bellezza di 21 anni fa, quando sul nostro cammino, o forse sarebbe meglio dire sulle rotaie del treno Sondrio-Milano, il destino mi ha fatto incontrare una coppia di ragazzi giapponesi. Galeotto quindi, fu questo viaggio da tregenda, dovuto all'interruzione della linea ferroviaria da Colico a Lecco, con relativo percorso sostitutivo in pulman per poi riproseguire con il treno fino a Milano. Un viaggio da ricordare anche per loro, cosi' precisi! Cosi', alla domanda "What's happen?" e alla risposta "follow me"....me li sono trovata accozzati fino alla fine. Non mi sto a dilungare sul come e sul quanto abbiamo "parlato" ma abbiamo socializzato da subito. Non so per quale motivo, cosi' come non so per quale motivo sono salita proprio su quella carrozza, avevo con me un "vocabolario per turisti" in giapponese, che aveva acquistato mio marito durante una tourneè.
Io e Alice, che aveva solo 4 anni, stavamo ritornando a casa da Teglio, ed entrambi erano rimasti affascinati dal suo modo di fare. Mi chiesero se potevano scattarle qualche foto, e lo chiedevano ogni volta. Io ero quasi imbarazzata per tanta educazione e visibilio. Insomma, era una bambina educata che stava seduta al suo posto, nel suo vestitino, con il suo Topolino, niente di che. Cosi', tra cambi vari di mezzi di trasporto, foto e discorsi, siamo arrivati a Milano. Anche se a dirla tutta ma proprio tutta, è stato abbastanza "faticoso" o meglio "impegnativo". Si, perchè Etsuko, lei, parlava un po' l'inglese. Seiji, lui, solo giapponese. Quindi abbiamo fatto il viaggio parlando italiano inglese giapponese in un intreccio di parole, frasi tradotte e risatine. E cercavo la frase da dire, in italiano, con il corrispettivo giapponese, insomma, è stata un'avventura! Cercavano poi un hotel a Milano, e io prontamente, telefonai a mio marito, chiedendogli di cercare un hotel "no more expensive" abbastanza vicino al centro....
Arrivati in Stazione Centrale, ci incontrammo con lui che nel frattempo aveva trovato un hotel "no more expensive" a due passi dal centro, incredibile, e ci salutammo tra ringraziamenti e tanti tanti inchini dopo esserci scambiati gli indirizzi "si sa mai".....
Tutto questo succedeva il mese di agosto.
A dicembre, riceviamo un pacco...dal Giappone...ma noi non conosciamo nessuno...ah noooo...cuore a mille... Etsuko e Seiji!!! Non potevamo credere ai nostri occhi. Nel pacco erano contenuti un sacco di altri pacchetti che era quasi un peccato aprire da tanto erano fatti ad arte. Un Kimono per bambini, un sacco di altre cose tipiche del loro paese, e poi....le fotografie che avevano scattato ad Alice sul treno e la foto ricordo alla Stazione Centrale tutti insieme!
Da quel lontano giorno, ogni anno è stato un susseguirsi di pacchi, lettere, mail, visite loro da noi, e una vista nostra da loro.
Un anno ad agosto, il 15 per giunta, quando i negozi stavano ancora chiusi e la città quasi deserta, e penso il piu' piovoso della storia, ritornando dalla Svizzera si fermarono da noi. Loro due e il papà di lui. Un anziano ma arzillo signore giapponese, magro secco, che sembrava quasi non respirare da tanto era discreto. Ovviamente parlava solo giapponese. Una volta a casa nostra, dopo aver lasciato le scarpe fuori sul pianerottolo e non si discuteva della cosa (loro), tanto da farmi sentire una vunciona, visto che noi non abbiamo questa abitudine, ci siamo seduti a tavola dopo, che Seiji aveva scattato mila mila foto ad Alice, sempre dopo richiesta, al che io ho esordito con un "non chiederlo sempre, fai tutte le foto che vuoi".
Non vi dico le fotografie che ha scattato alle portate che avevo preparato! Soprattutto all'anguria che avevo scavato e inciso col risultato bellissimo ma con le mani poi distrutte! Come era distrutto il mio cervello, perchè la conversazione era che, mio marito che all'epoca sapeva quasi niente di inglese, diceva a me in italiano "chiedi questo...spiega quest'altro...". Io lo traducevo in inglese ad Etsuko, che a sua volta lo traduceva in giapponese a marito e suocero. E poi avveniva al contrario. E lo stesso durante la visita della città. Insomma...mi fumava il cervello!
Quando abbiamo ricambiato la visita abbiamo potuto godere della vera cucina giapponese e della visita di luoghi magnifici. L'educazione e il rispetto del popolo giapponese non ha eguali secondo me.
Cosa che dovrebbe essere la base e la norma del vivere civile, ma chissà come mai non è cosi.
La modernità dei palazzi e grattacieli che convivono con parchi e giardini dove puoi meditare, ammirare la semplicità e il rigore, e sentirti in pace con il mondo intero. Ci andrei anche in questo istante se me lo chiedessero e se ne avessi la possibilità.
Potrei raccontare di altri momenti vissuti insieme a questi splendidi ragazzi, dei regali preziosi (non in senso monetario, ma perchè donati con il cuore e speciali), delle fotografie e lettere, pero' mi fermo qui.

Quindi, per continuare sull'onda dei ricordi, mi sono cimentata in questa preparazione per la sfida Mtc dedicata a "La cucina alcolica" di Giulia, la vincitrice della precedente sfida.
Questa volta bisogna coniugare alcool e cibo. Partire da un cocktail certificato IBA, scomporlo e trasformarlo in un piatto. "Semplice" no??
E anche se ad essere sincera, i fritti non fanno molto parte della nostra alimentazione, mi sono lasciata tentare da questa ricetta che ho trovato in rete. Certo, potevo farla senza "sbirciare" anche perchè esistono molte versioni di pollo fritto, potevo improvvisare, ma volevo che fosse piu' vicina possibile all'originale. C'è scritto che è la migliore ricetta di Tori Karaage, presa dal libro "Cucina giapponese di casa di Harumi Kurihara". Un libro vero che parla della vera cucina giapponese e poco di sushi, scritto da una cuoca “vera” che cucina tutti i giorni per la propria famiglia e che in Giappone è considerata un mito. Mi piacerebbe conoscerla.
E i Giapponesi sono dei maestri nel friggere alcune pietanze. La precisione nella preparazione e presentazione di tutti i loro piatti sono davvero fantastici.
La particolarità di questo pollo fritto è la marinatura classica in salsa di soia, zenzero e aglio, passato poi in fecola di patate e farina, che gli conferiscono una doratura perfetta.
Ma ho osato anche un secondo tipo marinatura, che parte appunto dalla scomposizione del Cocktail Kamikaze, giusto per stare in tema. Che ho scomposto anche nella salsa d'accompagnamento.
Il risultato? Per me fantastico nel sapore. E un tuffo nei ricordi.

Partiamo con la base.....

KAMIKAZE (IBA)
tra parentesi la variante
3 cl Vodka                  (2/4 vodka)
3 cl Triple sec            (1/4 Cointreau)
3 cl Fresh lime juice  (1/4 succo di lime)

Il cocktail Kamikaze è un drink storico. Potremmo osare dire che il Kamikaze cocktail è un Margarita con la vodka al posto della tequila. Ma sarebbe un peccato ridurlo a semplice variante, visto che è uno dei cocktail non solo più famosi, ma anche raffinati e bevibili tra i drink da aperitivo.
Non si conosce bene la nascita di questo cocktail, ma si suppone che, come il Japanese Slipper cocktail, sia nato dopo la Seconda Guerra Mondiale, a Tokyo, nel bar di una base militare americana, durante l’occupazione del Giappone.

Ingredienti per il pollo Karaage
2 persone

400 grammi di petto di pollo
salsa di soia
50 grammi di zenzero fresco
3 spicchi di aglio
farina
amido di patate
olio di oliva per friggere
shichimi togarashi, se non lo trovate usate il peperoncino

Il giorno prima preparate la marinatura: in una ciotola mettete la salsa di soia e aggiungete l'aglio schiacciato e lo zenzero sminuzzato. Lasciate insaporire la salsa per una notte.
Tagliate il pollo a bocconcini e mettetene metà a marinare nella salsa di soia aromatizzata con aglio e zenzero per almeno mezz’ora.
L'altra metà mettetela a marinare in 5 cl Vodka, 5 cl Cointrau, succo di 1/2 lime

In una padella capiente mettete l’olio preparatevi per friggere. In una ciotola mescolate amido e farina in rapporto di 1 a 2, 100 grammi di amido e 50 di farina.

Scolate il pollo dalla salsa di soia (e dal Kamikaze) e passatelo nella farina e poi friggetelo nell’olio bollente. Rigirate i bocconcini e poi scolateli su carta assorbente quando sono pronti. Spolverizzateli con il peperoncino

Per la salsa
(da preparare anche il giorno precedente)

200 ml di passata di pomodoro
  50 ml di ketchup
1 cucchiaio di paprika
2 spicchi di aglio
1 cipolla gialla
5 cucchiaio di aceto di mele
20 grammi di zucchero di canna
sale e pepe
100 grammi di miele
1/4 di Cointraeu
2/4 di Vodka
1/4 lime succo
3-4 chiodi di garofano
1 cucchiaino di cumino macinato
scorza di 1 arancia biologica, non trattata
1 mazzetto di coriandolo o prezzemolo

Affettate la cipolla e l'aglio e fate stufare per 5 minuti con un cucchiaio di olio extravergine d'oliva. Aggiungete la passata di pomodoro e tutte le spezie, il miele, lo zucchero, la buccia d'arancia grattugiate, l'aceto, i liquori e il lime. Fate cuocere per 30 minuti
Aggiungete il ketchup e il coriandolo, sale e pepe se occorre. Fate cuocere altri 10 minuti. Frullate il tutto e passate in un colino. Fate cuocere altri 5 minuti.
Servitela tiepida o fredda.

con questa ricetta partecipo alla sfida n. 69